Nella rubrica Tecno-Logica-Mente, curata dall’Aiart, la “mente” è stata trattata solo indirettamente. Da oggi, per colmare questa parziale lacuna, Emmausonline si avvale anche dell’apporto della pedagogista Tullia Mauriello.

Tullia Mauriello*

Sempre più spesso la cronaca giornalistica con fini più o meno scandalistici, il “mondo del web” e persino la politica (basti pensare all’idea del Fertility Day), si interessano al tema del corpo. Il corpo ha un grande valore perché è il luogo attraverso cui, sin dalla nascita, l’Essere Umano entra in contatto con il mondo, lo esplora e si fa conoscere agli altri. È il luogo che filtra le percezioni, le sensazioni, le emozioni che dal corpo ritornano alla psiche, all’animo, allo spirito, generando tutta una serie di risposte cognitive, reazioni psico-fisiche che si concretizzano in scelte ed azioni.

Attraverso il contatto fisico, il linguaggio non verbale, la mimica gestuale, la postura ci
presentiamo agli altri fornendo un’immagine di noi e di riflesso, con le stesse modalità, gli altri ci rimandano la propria immagine. Purtroppo, invece, oggi il corpo rischia di essere ridotto a semplice “oggetto” da esibire privandolo, invece, del valore più alto e del significato più profondo che esso riveste nella Persona a più livelli, quello psico-fisico e quello socio-relazionale. Il corpo non è una parte distinta perché trasmette in modo visibile e percettibile l’essenza psichica di ciò che noi siamo, il messaggio consapevole o meno di ciò che di noi vogliamo mostrare all’altro.

L’uso violento che si fa oggi del corpo riducendolo a semplice oggetto da esibire, mercificare, abusare nel senso più ampio del termine, allo stesso tempo ferisce anche l’anima che lo abita. E quando un’anima è fragile va da se che il corpo diventa vittima, più o meno consapevole, dei “mali del mondo” in qualsiasi forma essi si presentino, anche quelle che possono apparire le più innocenti o accattivanti. Sin dall’infanzia è essenziale e necessario, quindi, educare, accompagnare, strutturare l’individuo alla crescita di sé, in termini di conoscenza, rispetto, consapevolezza, maturità di un “uso sociale” costruttivo del proprio corpo. E tutto ciò va di pari passo e non può prescindere dalla “Cura dell’Anima”.
Perché molto e troppo spesso, la fragilità di un corpo rispecchia la fragilità di un’anima.

*Pedagogista clinico Anpec e Sinpe

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