La splendida e ultramillenaria chiesa romana di San Firmano a Montelupone ha visto, nei giorni scorsi, l’inaugurazione del nuovo presbiterio. Allestito, come consuetudine, alla base della scalinata, è stato disegnato dall’architetto Andrea Stortoni e ricalca alla lettera la storia, il senso e lo stile romanico essenziale e scarno tipico di scenari molto antichi.

04Ad inaugurarlo monsignor Nazzareno Marconi, alla presenza di numerosi fedeli, tra cui gli studenti della scuola media che hanno riempito i diciassette gradini che salgono all’antico presbiterio che sovrasta l’abside, cuore dell’antichissima abbazia che fu costruita 1200 anni fa, e che vide nel 986 padre Firmano da Acquacanina, suo primo abate. Mai scontate e dirette come sempre, le parole del Vescovo hanno saputo apportare un riflessione teologica all’evento. Il nuovo altare è stato realizzato in legno d’olivo ed è attraversato da una larga venatura di vetro: «Un tavolo, e non un’ara – ha fatto notare Marconi -, come era quello dell’ultima cena che istituì il sacramento della Comunione. In legno d’ulivo, l’albero dell’olio, quell’olio che entra in tutti i sacramenti, una sostanza reale e anche fortemente simbolica».

01La trasparenza del vetro che lo attraversa presenta più simbologie, come spiegato dal Vescovo: «Il tavolo-altare è solido, ben ancorato alla terra, ma da esso traspare penetra e sale la luce verso l’alto e verso l’avanti, in uno lancio forte che con la fede proietta l’uomo verso il divino. Ancora, quella fessura di luce rappresenta le ferite nel costato di Gesù, ma anche la resurrezione, l’uscita dal sepolcro della vita che vince sulla morte».

La liturgia, fatta di oggetti e di azioni, si è fusa in un tutt’uno durante la suggestiva e coinvolgente benedizione dell’altare e posizionamento delle reliquie del Santo patrono e dei martiri all’interno dell’altare stesso. A concelebrare anche don Gianfranco Ercoletti, parroco di Montelupone, e don Grigorij Linnik, amministratore parrocchiale di San Firmano che, insieme al comitato parrocchiale «L’Abbadia», ha promosso la realizzazione del nuovo presbiterio.

Monsignor Marconi ha infine lasciato un’importante monito e una bella riflessione ai ragazzi presenti: «Oggi non ci sono più simboli, non contano più. Ma la vera cultura è la rilettura sapiente del passato. Pensate questo e diventerete persone sagge».

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