In occasione dell’apertura dell’Anno Pastorale (leggi qui l’articolo), domenica 25 settembre, nel portare le proprie esperienze ai microfoni dell’Aula Sinodale della Domus San Giuliano si sono alternati quattro giovani che hanno partecipato alla Gmg di Cracovia e una famiglia, che ha ospitato in casa propria uno dei tanti centri d’ascolto organizzati in occasione della peregrinatio Mariae.

Elena, 20 anni, ha raccontato la bellezza dei gemellaggi vissuti dalla pastorale giovanile diocesana la settimana prima dell’incontro con papa Francesco, durante la quale, lei, e tanti altri ragazzi, hanno potuto assaporare la generosa accoglienza delle famiglie ospitanti che hanno fatto sentire loro il calore di una casa lontano da casa, nonostante le fatiche della lingua e delle diverse abitudini.

Federico e Alessandro hanno partecipato alla Gmg accompagnati da padre Gabriele Pedicino insieme ad altri 34 ragazzi che frequentano la fraternità agostiniana di Tolentino. Nonostante la loro giovane età, entrambi sono infatti minorenni, hanno saputo lasciarsi “trasportare” in un’esperienza formante, dalla quale hanno imparato la gioia di aiutare gli altri, senza dimenticare che, come dice papa Francesco, «la Gmg non finisce a Cracovia» ma è doveroso trasmettere agli altri ciò che è stato vissuto.

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Mons. Nazzareno Marconi durante l’apertura dell’Anno Pastorale

Matteo, vent’anni anche lui, ha raccontato la sua esperienza di evangelizzazione vissuta a Budapest nei giorni immediatamente successivi alla Gmg. Lui, insieme a molti giovani del cammino neocatecumenale, hanno svolto delle missioni popolari di evangelizzazione nelle piazze della città, danno la propria e personale testimonianza di fede, e annunciando con chitarre, cembali e tamburi la gioia del Cristo risorto.

Poi la parola è passata ad Alessandra e Claudio, giovane famiglia della parrocchia di Santa Teresa del Bambin Gesù a Sambucheto, che hanno aperto la loro casa organizzando un dei tanti “centri d’ascolto” in occasione della peregrinatio Mariae. «Abbiamo accolto l’invito del parroco con molta gioia, perché nonostante siano dieci anni che viviamo a Sambucheto, è stata forse la prima vera occasione di creare fraternità con il condomino». Due incontri, quelli organizzati, forse non particolarmente numerosi in quanto a presenze, ma di grande significato che ha portato i due sposi a toccare con mano quanta profondità e sete di fede condividono le persone, anche tra quelle più “inaspettate”.

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