«Resta con noi, Francesco, la notte mai più scenderà…». «Nessuna notte è così lunga da impedire al Nostro Sole di risorgere»: l’hanno scritto i ragazzi di Arquata del Tronto “in calce” al ritratto regalato a Papa Bergoglio nel corso di una visita-blitz che tutti in paese avrebbero voluto non terminasse mai (leggi qui l’articolo sulla visita ad Amatrice e qui il commento di Luigi Taliani). La rabbia di discioglie subito in un canto per il Santo Padre sopraggiunto (quasi di sorpresa) e partito troppo presto. Dopo una mezzoretta soltanto. Il tempo per stare tra i “parvulos” e ripartire sulla golf scura contro la quale si è infranta la piccola marea umana dei fedeli che chiedeva che Francesco, nel giorno di Francesco, restasse.

«Abbiamo bisogno di Lui, questa gente dalla fede profonda crede solo in Lui, non vuole essere lasciata sola», dice la dirigente scolastica, Patrizia Palanca. «Deve tornare tra noi», chiede la consigliera comunale Sabrina Sbernola che ad Arquata del Tronto è da appena dieci anni, dopo Roma: una zia ed una cugina di 20 anni morte tra le macerie. «Esperando da mucho» ha detto al pontefice Sabrina. «Speravamo in questa visita da tempo». «Avete coraggio e forza, siete veramente bravi» ha detto Francesco ai ragazzi, al sindaco Aleandro Petrucci, e a tutti i consiglieri: maggioranza ed opposizione. Tutti uniti, come una vera famiglia, quella di Arquata: così l’aveva definita il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D’Ercole alla messa celebrata il 24 settembre, ad un mese dalla prima devastante scossa. Un’altra messa, trasmessa in diretta dalle ore 10 su Rete 4, sarà celebrata a Pescara del Tronto. Ed un’altra ancora a sessanta giorni dal cataclisma, ancora nella “frazione che non c’è più”, ci sarà il 23 prossimo, presente la Presidente della Camera, Laura Boldrini che tornerà per la terza volta sulle zone marchigiane terremotate.

Lunedì 10 sarà poi la giornata dell’apocalisse, della rivolta, dello sciopero contro le promesse mancate e i ritardi del Palazzo. La rivolta è esplosa subito dopo la partenza del Papa, cui i ragazzi aveva dedicato due bei ritratti (uno con la scritta che riportiamo sopra, l’altra sul travertino, pietra locale). Al centro la scuola, che qualcuno ha voluto “aprisse” troppo presto. «Dateci questi container, trasferite gli uffici comunali trasferite nelle tende», grida al capo dell’ufficio tecnico comunale, Mauro Fiori una mamma in delegazione subito dopo la partenza del Papa. «I nostri bambini hanno mal di testa, mal di pancia dopo le lezioni». «Da lunedì ci sarà sciopero!». «Non manderemo i nostri bambini sotto quelle tende». Perché lunedì? «Era il giorno che la task force del ministero e del Dicomac (Protezione Civile) aveva promesso perché fosse aperta la struttura in prefabbricato nella quale trasferire studenti e scolari, in attesa della nuova sede permanente a gennaio. Qui la neve scende presto, già a fine ottobre», dicono a duna voce madri e la prof.ssa Palanca.

Alla fine la location per la nuova struttura promessa dal Miur è stata trovata: alle spalle del palasport a pochi passi dalla sede della media, inagibile. Il montaggio dovrebbe essere “cosa fatta” il 15 novembre. Vedremo se arriveranno in tempo utile, tuttavia, i moduli donati da una società lombarda. Ad Arquata, nel giorno del Papa, anche due visite nel segno della solidarietà. Da Civitanova Marche il frutto di una colletta (20mila euro) e la promessa di due calzaturifici di fornire a tutti scarpe da trekking (così è stato deciso dal sindaco Petrucci in riunione con il collega civitanovese, Corvatta). E sono arrivati anche due amici da Casamicciola, Ischia: in regalo un pullmino per la scuola pieno zeppo di libri e materiale didattico.

«Coraggio, prego per voi. Soffro con voi che soffrite» ha detto il Papa che ha scelto la Festa del Poverello d’Assisi, Patrono d’Italia, per la visita annunciata “senza calendario” da Amatrice ad Arquata: «Non voglio disturbare», cogliendo di sorpresa governatore Luca Cerescioli e tutte le autorità. «Resta con noi Santo Padre: la notte non sarà più fredda e dura da passare», come già ha cominciato ad essere tra queste montagne tra due parchi (Sibillini e Lagar) nonostante il meteo finora clemente. Il grido si è infranto contro i cordoni della sicurezza ma è rimasto nel cuore nel Padre come questa gente che ha perduto tutto: familiari e casa. Ma non la fede.

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