Riceviamo e pubblichiamo l’articolo del dott. Andrea Corsalini, presidente dell’associazione Medici cattolici italiani di Macerata, a seguito dei recenti fatti di cronaca riguardanti minori e a margine del convegno dello scorso 30 settembre riguardante le dipendenza da alcol degli adolescenti (leggi qui l’articolo), consapevoli che «la relazione fra un genitore e il proprio figlio può aiutare a prevenire il fenomeno della dipendenza» (a fondo pagina l’intervista rilasciata a Radio Nuova Macerata in Blu).

Dott. Andrea Corsalini*

La notizia del bambino trovato morto in un canale a Fiumicino (leggi qui il lancio dell’Ansa) impone una serie di considerazioni riguardo ad un epilogo situazionale che non può certo essere considerato come pura fatalità. Innanzitutto indipendentemente che il fatto sia accidentale o meno, l’undicenne aveva manifestato profondi sensi di malessere al punto da considerare la propria vita non degna di essere vissuta: un tale mal di vivere ad un’età così giovane non può non essere correlata che alla situazione familiare laddove sembra che i genitori, tossicodipendenti, non fossero affatto interessati all’educazione del proprio figlio, o forse ne fossero addirittura incapaci.

Il dottor Andrea Corsalini (Foto Lucia Paciaroni)
Il dottor Andrea Corsalini
(Foto Lucia Paciaroni)

C’è da chiedersi come mai i Servizi sociali, sempre solerti a sottolineare, nelle famiglie, incongruenze economiche e talvolta finanche tensioni culturali, stavolta non abbiano mosso un dito. Altra questione poi è quella che sottende all’humus culturale che è alla base dell’approccio sociale e sanitario all’uso delle droghe: distinguerle in pesanti e leggere non fa solo torto ai principi scientifici (le sostanze vengono distinte in psicotrope e non psicotrope punto) ma anche al buonsenso.

Tutto ciò, semmai, produce un giustificazionismo refrattario a qualsivoglia assunto neuro-psichico che poi è il vero ostacolo ad assumersi le proprie responsabilità da parte di chi ne è il preposto. Allo stesso modo, la cultura in voga che spinge i giovani a provare nuove esperienze quale fonte di nuove conoscenze è chiaramente un grossolano inganno, poiché la fisiologia del corpo e della psiche umana non permette di tornare indietro incolumi da ogni prova soprattutto se velleitaria.

Nondimeno la consapevolezza delle famiglie intorno al problema delle dipendenze è assai scarsa, data la proterva convinzione che la cosa riguarda comunque sempre gli altri e la falsa sicurezza di conoscere alla perfezione i propri figli e l’ambiente che frequentano. Non si dimentichi che tutte le dipendenze sono tra loro correlate e che rappresentano comunque una debolezza intrinseca dei portatori nei confronti degli stimoli aggressivi dell’ambiente in cui vivono.

*Presidente Amci Macerata

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