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«Sacerdote umile, ha cercato di portare nelle comunità in cui è stato chiamato semplicità e generosità». Ascoltando le voci di chi lo ha conosciuto in prima persona, don Valeriano, ma per tutti “Valerio”, Fermanelli è riuscito in quest’opera riconosciutagli da un altro illustre prelato treiese, don Sandro Fratini, nel bollettino diocesano redatto nel gennaio 1997. Pochi mesi erano passati, infatti, dalla morte di don Valerio, parroco di Camporota di Treia, avvenuta il 23 ottobre 1996 e della quale, domenica prossima, appunto, ricorrono ora i vent’anni.

camporota
La chiesa di Santa Lucia a Camporota

Alle ore 11, la chiesa di Santa Maria in Selva (quella di Camporota è attualmente chiusa in seguito al terremoto del 24 agosto) tributerà al sacerdote il suo annuale saluto, memore della «stima lasciata nel cuore dei parrocchiani – scriveva ancora il vicario don Fratini – e di non dimenticare di affidarlo al datore di tutte le consolazioni». Nato a Urbisaglia il 6 febbraio del 1933, don Valerio visse gli ultimi mesi della sua esistenza nella sofferenza segnato dalla malattia «accettata e affrontata – si legge ancora nel bollettino – con coraggio e spirito di unione al Signore».

Da tempo la Compagnia teatrale di Camporota, dapprima nata senza una specifica denominazione, porta il nome dell’ex parroco. «Si tratta di un omaggio postumo a don Valerio, il quale è stato sempre legato ai giovani e ci ha sempre spronato», spiega Carlo Serpilli, tra i responsabili del sodalizio culturale. Erano gli anni (1978-1979) in cui la chiesa di Santa Lucia e i locali parrocchiali necessitavano di ingenti opere di restauro. L’attività teatrale, che muoveva all’epoca i primi passi, si legava in parte allo scopo di raccogliere i fondi per i lavori previsti: «Don Valerio era entusiasta e, soprattutto, voleva iniziare i restauri e abitare nella frazione – continua Serpilli – così come aveva fatto il suo predecessore, don Antonio Albanesi, parroco per circa 40 anni. In seguito, durante l’inaugurazione della chiesa, la neonata Compagnia teatrale mise in scena la sua prima rappresentazione». Sacerdote umile ma affettuosamente “testardo”, lo ricorda ancora Serpilli, con il quale, tuttavia, c’era un continuo confronto data la sua grande umanità. «Don Valerio era molto aperto alle novità, ma teneva molto alle sue idee: un carattere che lo faceva essere ben voluto e aveva un contatto continuo con la popolazione».

Don Valerio con i suoi "ragazzi" in una escursione alle isole Tremiti
Don Valerio con i suoi “ragazzi” in una escursione alle isole Tremiti

Oltre che in ambito artistico, il legame di don Fermanelli fu molto stretto anche con i catechisti del luogo, tra i quali figurava Gabriele Serpilli, fratello di Carlo, che ricorda un aneddoto legato alla ristrutturazione della chiesa: «Ci si divise fra chi voleva spostare il crocifisso dietro l’altare maggiore, al posto della statua di santa Lucia – confida – e chi invece, più tradizionalista, non voleva cambiamenti. Con Valerio, con il suo proverbiale piglio, mise tutti d’accordo, nonostante propendesse per la prima ipotesi che poi, effettivamente, si realizzò». Anche la vicinanza alle famiglie fu un tratto che contraddistinse il servizio pastorale del sacerdote: «Si fermava per ore a rassicurare e ad ascoltare – conclude -, instaurando una grande amicizia con ognuna delle persone che incontrava».

Don Valerio Fermanelli ha compiuto tutto il suo curriculum scolastico, dalle medie alla teologia, presso il seminario vescovile di Macerata e fu ordinato sacerdote il 21 aprile del 1963: fu cappellano a San Giovanni, Villa Torre di Cingoli, poi assistente al Seminario di Tolentino, nel 1970, prima di rientrare, sempre come cappellano, a Urbisaglia; infine, nel 1976, dopo una breve permanenza a Troviggiano, divenne parroco di Camporota.

Alcuni attori della Compagnia teatrale "Don Valerio Fermanelli" di Camporota
Alcuni attori della Compagnia teatrale “Don Valerio Fermanelli” di Camporota

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