Il terremoto degli ultimi giorni ha causato molti cambi di programma ma l’ordinazione diaconale del 29 ottobre si è svolta ugualmente, spostandosi dalla chiesa di San Catervo a Tolentino, inagibile, all’Aula Sinodale della Domus San Giuliano a Macerata. In molti hanno partecipato all’evento, dai vari sacerdoti e il seminario Redemptoris Mater, ai parenti, gli amici e i fratelli delle comunità del Cammino Neocatecumenale, dove don Francesco Zambelli e don Pietro Micheletti hanno coltivato e maturato la loro vocazione (leggi qui l’articolo). Il vescovo mons. Nazzareno Marconi, nell’Omelia, ha dedicato loro parole di vicinanza e affetto, concludendo con un augurio speciale. Partendo dalla liturgia del giorno, infatti, ha incoraggiato i due seminaristi parlando dell’importanza della compassione, della preghiera e di coltivare sempre nel cuore il desiderio di vedere Gesù.

Di seguito riportiamo il testo integrale:

«Il testo della Sapienza vi invita ad imitare il Signore nella compassione, e a ringraziare il Signore perché ha compassione, ha avuto compassione di voi come di tutti noi. Qualsiasi compito nella chiesa, in modo particolare un’ordinazione diaconale o in futuro se Dio vuole presbiterale, sono prima di tutto un atto di compassione di Dio, che non si fa spaventare dai nostri limiti, né dai limiti di un giovane quando viene chiamato al diaconato, né dai limiti di un diacono quando viene chiamato al presbiterato, e vi assicuro nemmeno dai limiti di un prete quando viene chiamato all’episcopato.

Il Signore ha compassione di noi. Il vostro primo compito sarà di essere compassionevoli e di avere misericordia. Nella seconda lettura Paolo parla ai Tessalonicesi, ma davvero sembra che stia parlando a voi, e mi ha dato le parole per dire Io come sto vivendo questo momento per voi e come vivo ogni giorno per tutti i miei cristiani, ma in special modo per i miei diaconi e per i miei preti.

“Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata, e con la sua potenza porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della nostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore Gesù in voi e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio”. Rileggetele queste parole. Quando ripenserete alla vostra ordinazione, nei momenti di difficoltà che ci sono nella vita di una persona che si è consacrata al Signore, in un mondo dove non sempre si è capiti, a volte non si è sostenuti, anzi. Sappiate che c’è una preghiera per voi nella comunità cristiana, nel vostro vescovo, una preghiera che vi accompagna perché siate degni di questa vocazione, contando sul fatto che è Dio che porta a compimento i nostri desideri di bene, ed è lui che compie l’opera.

Poi credo che più del racconto di Zaccheo sia difficile trovare un racconto di compimento di vocazione. Che cosa ci ha messo di suo Zaccheo? Ci ha messo la voglia di vedere Gesù, poi fa tutto il Signore. Lui aveva voglia di vedere Gesù. Guardate credo che sia fondamentale questo. Francesco, Pietro, nella vostra vita coltivate in voi questo sentimento, il desiderio di vedere Gesù. Oggi vi viene consegnato prima di tutto un obbligo di preghiera, perché la cosa più importante dei diaconi e dei preti non sono le cose che fanno, ma che preghino per il popolo di Dio. Vi viene consegnato il compito di preghiera, di intercessione, e guardate si prega se si vuol vedere Gesù, sennò si dice il breviario che è un’altra cosa. Un conto è dire il breviario e un conto è pregare col breviario se nel tuo cuore vuoi vedere Gesù, se davvero c’è un rapporto intimo, profondo con lui, e se nel tuo cuore c’è questo desiderio di incontrare il Signore.

Ci sia questo. Volete fare progetti? Lasciate stare, tanto il Signore, ve lo dico io, e qui tanti lo possono testimoniare, ha i suoi piani che non sono mai i nostri. Tu pensi di poter progettare il tuo futuro, ma non ci prendi. Nel vostro cuore un desiderio solo: voglio vedere Gesù. Ricordatevi: Gesù si vede in due posti soltanto con certezza: nell’eucarestia e nei poveri. Se il vostro cuore vuol vedere Gesù, cercatelo nell’eucarestia e nei poveri, lì c’è sicuro. E se lo cercate poi ci penserà lui, e tutte le volte che sarete saliti su qualche albero e non saprete come scendere come Zaccheo, ci penserà lui poi a dirvi “Francesco, Pietro, scendete giù, ci penso io”. Non abbiate timore, se vi affidate a Dio non abbiate timore. Se consegnate la vostra vota a Cristo non abbiate timore, perché questa storia, quella di Zaccheo dice: “Scese e lo accolse pieno di gioia”.

Chi nel cuore coltiva il desiderio di vedere Gesù e lo sa vedere nell’eucarestia e nei poveri, anche se si è arrampicato a fare lo stupido da qualche parte il Signore lo farà scendere. E tranquilli, vi riempirà di gioia e sarà lui l’ospite della vostra casa e l’ospite del vostro cuore. Che il Signore non vi faccia mai mancare questo nella vostra vita, tutto il resto faccia lui. Che cosa vuol fare di me il Vescovo? Guardate non ne ho idea, non ne ho idea, perché anch’io so che ogni giorno il Signore entra nella mia vita come nella vostra ed è lui il Padre eterno, ma come io mi affido a lui, affidatevi anche voi e il Signore ci traccerà la strada, e se saremo vissuti come lui e per lui ogni sera potremo chiudere pieni di gioia la nostra giornata. Che questo sia il vostro modo di camminare, sulle orme di Cristo, questo è il mio augurio che davvero viene da tutto il mio cuore».

Al termine dell’omelia, Francesco e Pietro sono stati ordinati diaconi per imposizione delle mani da parte del Vescovo, promettendo a lui e ai suoi successori totale obbedienza. La vita di questi ragazzi, però, non termina con questa celebrazione anzi, questo è solo il principio. I due, infatti, proseguiranno i loro studi teologici a Roma, in attesa di essere ordinati presbiteri secondo la volontà di Dio.

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