Obiettivo: Esserci. Questo articolo sarà dedicato all’assistenza domiciliare, servizio che noi volontarie del progetto “solidarietà diffusa” abbiamo intrapreso da qualche settimana e che già ci ha portato ad affrontare dubbi etici, sulla vita in generale, sull’importanza di dare dignità all’essere umano e a fare delle riflessioni personali sull’eventuale miglioramento del servizio e sui possibili progetti a lungo termine da portare avanti insieme agli assistiti.

Abbiamo riscontrato un’importanza fondamentale nella figura del volontario a domicilio per quelle persone che purtroppo non riescono a vivere come vorrebbero la loro quotidianità a causa di malattie invalidanti che limitano il loro essere e il loro agire su diversi fronti: dal semplice gesto di comprare il pane o ritirare soldi in banca all’andare a fare una passeggiata, fare shopping, prendere l’autobus, insomma stare loro vicino quando vanno al di fuori di quel luogo “sicuro” che è la loro dimora.

Il volontario risulta essere perciò una figura non solo gradita e desiderata per momenti di compagnia e ricreazione ma di supporto emotivo e psicologico e anche materiale e motorio.

L’esperienza ci insegna l’importanza di conoscere e gestire il “materiale umano” nell’intraprendere una relazione d’aiuto con persone in difficoltà. Si ha la fortuna di sentire i racconti dei vissuti personali e storie di vita particolarmente intensi capaci di intaccare l’emotività altrui; proprio quando il volontario, che si mette in una posizione di ascolto e apertura verso l’altro, offre una relazione empatica e di fiducia ideale favoriresce l’aumento della qualità della relazione con la persona assistita.

L’obiettivo principale del volontario in tale relazione si traduce nell’essere presente, essere lì e in quel momento per quella persona, trasmettere all’altro la comprensione della sua unicità, l’importanza del suo vissuto personale e soprattutto il valore della sua dignità come essere umano.

Insieme ad altri progetti condivisi, enti e altri volontari è possibile e si dovrebbe aiutare le persone a rivivere una condizione di “normalità” nonostante le proprie limitazioni, per questo è fondamentale che vengano fatte progettazioni a lungo termine che portino a giovamenti successivi e indipendenti dal volontario.

Il problema maggiore riscontrato durante il servizio di assistenza domiciliare è il dispiacere degli assistiti che provano al momento della fine del servizio: «Io mi affeziono sempre a voi ragazzi ma alla fine mi lasciate sempre da sola». Tali parole dette da una persona in difficoltà hanno la capacità di colpire la nostra emotività e di “farci stare male”, proviamo dispiacere e in un certo senso ci sentiamo impotenti davanti una realtà che stiamo iniziando ad affrontare e che prima di quel momento non ci riguardava affatto.

Quello che si voleva far emergere con queste parole è l’importanza di riuscire a dedicare del tempo all’altro, in qualsiasi modo e forma, che sia una persona bisognosa, un amico, un conoscente o un familiare che in quel momento senta il bisogno di avere accanto una persona che lo sostenga e lo ascolti, poiché da tali situazioni non solo ne giovano gli altri, ma anche noi stessi.

Donandoci all’altro riusciamo a dare più valore e senso alla nostra quotidianità.

Lascia un commento

  • La Foto (141)
  • Lavoro (175)
  • Macerata (1.504)
  • MenSana (27)
  • Missioni (22)
  • Mondo (1)
  • Montefano (12)
  • Musica (20)
  • News (2.978)
  • Politica (81)
  • Pollenza (47)
  • Pop Corn (31)
  • Programmi (23)
  • Quaresima (57)
  • Recanati (591)
  • Regione (314)
  • Reportage (28)
  • Rubriche (16)
  • Rugby (16)
  • Salute (240)
  • Scuola (417)
  • Sinodo (3)
  • Sisma (292)
  • Social (591)
  • Società (1.193)
  • Sport (531)
  • Tolentino (407)
  • Treia (272)
  • Unimc (253)
  • Video (2.023)
  • Volley (234)