«Si tratta una catastrofe». Queste le prime parole del presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, a seguito delle violente scosse di terremoto di questa mattina. Lo sciame, iniziato alle 10.25 e tutt’ora in corso, ha dapprima toccato magnitudo 5.1, per poi raggiungere quota 5.5 alle 11.14 e 5.4 alle 11.25 (fonte Ingv). «All’emergenza che viviamo da agosto – ha affermato Ceriscioli -, si è aggiunta la neve e le scosse creano una situazione catastrofica sulle strade. Il combinato neve-terremoto ha creato anche il rischio slavine, la mancanza di corrente elettrica mette in difficoltà migliaia di famiglie che non sanno dove stare, i Sindaci chiedono mezzi per uscire dall’isolamento, alcune realtà soprattutto le frazioni, risultano isolate».

Gli eventi sismici, i cui epicentri sono tra i comuni di Montereale, Capitignano, Amatrice, Campotosto, Barete e Pizzoli, «sono risultati avvertiti dalla popolazione – informa la Protezione civile – e sono in corso tutte le necessarie verifiche per eventuali danni a persone o cose». Attualmente risultano dispersi tre allevatori della zona di Arquata del Tronto, con le ricerche rese difficili dalla neve che in alcuni casi ha superato il metro di altezza.

Il Presidente Ceriscioli ha anche rivolto un appello alle regioni limitrofe: «Servono mezzi e turbine per liberare i posti dalla neve alta, c’è il problema degli alberi caduti che intralciano il lavoro dei mezzi spalaneve, servono squadre per toglierli. Inoltre, Enel deve fare di tutto per ripristinare la corrente elettrica, mentre i Sindaci devono avere in queste ore quale priorità il collocamento delle persone e portarle in posti caldi e sicuri per trascorrere la nottata».

La dichiarazione di Ceriscioli fa seguito a quella del Primo ministro, Paolo Gentiloni, che aveva anticipato una massiccia mobilitazione dell’esercito. In contatto continuo con Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile, e il Commissario Vasco Errani, Gentiloni ha infatti chiesto al Ministro Roberta Pinotti un ulteriore impegno, assieme alla strutture operative già presenti, «per garantire la massima presenza e prossimità dello Stato nei luoghi già colpiti dal sisma e oggi interessati dalle nuove scosse».

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