Sant’Antonio abate e la forza della Sacra Scrittura. Ha scelto questo, come fil rouge, padre Dario Di Giosia, superiore provinciale dei Passionisti e vice parroco a Santa Maria della Pietà, nel quartiere Le Grazie di Recanati, per celebrare la festività del patrono degli animali nella “formula” che, tra tradizione e originalità, per il secondo anno ha riscosso una grande partecipazione.

(foto Fabio Mariani)

Erano tante, infatti, le famiglie che alla messa mattutina di oggi, domenica 22 gennaio, hanno portato animali domestici e da cortile, impegnati in un allegro “coro” di versi nel tendone provvisorio allestito dopo il sisma che ha lesionato la chiesa conventuale. Amici a quattro zampe dei grandi, compagni di giochi dei più piccoli, esseri preziosi nelle nostre campagne che hanno ricevuto una benedizione speciale sono stati i protagonisti della giornata, in cui anche i fedeli hanno potuto riflettere sul valore che la Parola di Dio offre a ciascuno di noi.

Ripercorrendo la vita del Santo (nato nel 250 da famiglia agiata e morto il 17 gennaio 357) e riferendosi agli Atti degli Apostoli in cui viene descritta l’essenza della «comunità cristiana», padre Di Giosia ha ricordato anzitutto come sant’Antonio «rappresenta il modello dei primi religiosi che, ascoltando la Parola del Signore, la accoglie per metterla in pratica e cambiare radicalmente la propria esistenza».

(foto Fabio Mariani)

Certo, ha sottolineato il passionista, «non tutti sono chiamati a dedicarsi alla vita religiosa, ma cristianamente tutti dobbiamo coltivare un “rapporto” particolare con la Sacra Scrittura». Esattamente come faceva il Santo, solitamente raffigurato con il maialino accanto «e la Bibbia in mano, perchè ai suoi discepoli insegnava a leggere quel che lì è scritto per “illuminare” il cammino».

(foto Fabio Mariani)

Difatti, «la Bibbia stessa ha bisogno di essere compresa, poichè per ognuno, anche oggi, essa ha un senso: abba Antonio sapeva mediare la Scrittura a servizio dell’uomo». Una “capacità” più che mai necessaria in questi tempi incerti, «per nutrire il nostro animo nello Spirito ed essere veri fratelli in Cristo».

Quindi, l’invito finale rivolto alla comunità al termine dell’Eucaristia cui è seguito un piccolo momento conviviale, con la distribuzione dei pani benedetti. «Prendiamo esempio da sant’Antonio – ha esortato padre Dario – e troviamo il nostro abba a cui chiedere consiglio, a cui far riferimento per riuscire a capire il testo sacro e, soprattutto, per difenderlo da quanti nell’epoca che stiamo attraversando intendono farne, pericolosamente, un uso diabolico e settario».

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