Dissenso a parte, gli architetti delle Marche ci sono. Nella giornata di ieri, giovedì 2 febbraio, presso la sede dell’Ordine degli Architetti della provincia di Ascoli Piceno, si è tenuto l’incontro tra il Cnappc, il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, e il comparto dell’ing. Cesare Spuri, direttore dell’Ufficio Speciale per la ricostruzione post sisma, assente a causa di una urgente convocazione a Roma. Obiettivo dell’incontro, la sottoscrizione di un protocollo d’intesa che vede gli architetti delle Marche nuovamente parte attiva a disposizione della Regione per completare i circa 60 mila sopralluoghi Fast ad oggi mancanti.

Pur mancando la ratificazione ufficiale causa l’assenza dell’ing. Spuri, gli architetti marchigiani hanno deciso di rimettersi in moto massivamente per fronteggiare l’emergenza offrendo ai cittadini la loro professionalità. L’incontro nasce in un momento di forte critica dell’Ordine degli Architetti nei confronti delle politiche di ricostruzione post sisma. Alla presenza del Presidente del Cnappc, Giuseppe Cappochin, di Walter Baricchi, Coordinatore Dipartimento Cooperazione, Solidarietà e Protezione Civile del Cnappc, di Diego Zoppi, Coordinatore Dipartimento Politiche Urbane e Territoriali del Cnappc e dei Presidenti e consiglieri degli ordini degli architetti delle cinque province marchigiane, si sono discusse infatti le criticità dell’attuale normativa che esclude la figura dell’architetto dal progetto di ricostruzione.

A rendere oltremodo difficile la situazione, infatti, oltre al continuare delle scosse e alle terribili condizioni meteo che hanno aggravato la situazione delle popolazioni montane del maceratese, vi è un quadro normativo per la ricostruzione poco chiaro. La Legge n. 294 del 17/02/2016 affida la centralità della pianificazione urbanistica agli Uffici Speciali per la Ricostruzione costituiti da personale pubblico assorbito un po’ ovunque. Con l’ordinanza n.2 del 10 novembre 2016, il Commissario per la Ricostruzione, Vasco Errani, ha ufficializzato la ricerca di personale tecnico-ingegneristico e amministrativo-contabile per gestire le esigenze delle popolazioni colpite dal sisma. Tutto questo non tiene conto di molti dei fattori propri del “territorio Marche”, ad iniziare dalla storia, dall’identità dei luoghi e dal concetto stesso di comunità che li vive e li caratterizza. Si rischia infatti con tali disposizioni, di considerare i beni artistici alla stregua delle opere pubbliche, di perdere il concetto stesso di sito storico e di cancellare quello di identità attraverso quel processo di delocalizzazione forzata di interi nuclei abitativi dai centri storici a zone potenzialmente più sicure dove immaginare e ricreare nuove comunità.

«Il mero tecnicismo ingegneristico, che riduce la storia ad oggetto snatura il senso stesso della ricostruzione – sostiene il Presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Macerata Enzo Fusari – La consegna del progetto ricostruttivo alla semplice ingegneria rende ancora più tragica la fatalità dell’accaduto. Solo nell’interdisciplinarietà – conclude Fusari – sta la chiave di volta per trasformare quella che ad oggi è solo una terribile tragedia in una opportunità, un modello di rinascita per il nostro territorio».

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