In occasione del Giorno del Ricordo, 10 febbraio, istituito con la legge nazionale n. 92 del 30 marzo 2004 per ricordare le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata, ieri mattina, 9 febbraio, nella Biblioteca comunale Mozzi-Borgetti, si è tenuto l’incontro “Le Foibe, gli esodi e le violenze del Novecento. Viaggio nelle storie del confine orientale italiano”, un’iniziativa organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Macerata insieme all’Isrec, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Macerata.
A nome dell’Amministrazione comunale e del sindaco Romano Carancini, l’assessore Mario Iesari ha salutato gli studenti del Liceo Scientifico “Galileo Galilei” e dell’Istituto Tecnico Commerciale “Alberico Gentili” intervenuti all’incontro tenuto dal professore Marco Moroni, docente presso l’Università Politecnica delle Marche, e dal professor Paolo Coppari, presidente dell’Isrec. «L’Amministrazione comunale da sempre favorisce e dà importanza a momenti di formazione pubblica come quello di oggi – ha detto l’assessore – che permettono di acquisire maggiore consapevolezza e comprendere meglio la società attuale».
Nel corso dell’iniziativa è stato proiettato il documentario Il sorriso della patria – L’esodo giuliano-dalmata nei cinegiornali del tempo. Immagini, schede e testimonianze sulla storia del confine orientale per gli studenti di oggi, realizzato dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza. Nel documentario, della durata di 45 minuti, sono confluiti i più noti cinegiornali della Settimana Incom proiettati nelle sale cinematografiche italiane fra il 1947 e il 1954 sul tema delle foibe e sulle numerose scene di partenza di esuli giuliano-dalmati. Dopo una breve premessa storica che spiega le tensioni fra le comunità di confine a partire dal 1918, i materiali audiovisivi dell’epoca, girati in bianco e nero, restaurati e mixati, arricchiti da narrazioni individuali, riportano a quei giorni drammatici unitamente a materiali di propaganda tesi a dimostrare che i governi degli Anni ‘50 avevano avuto grande attenzione per i profughi e le loro sistemazioni abitative.