La Madonna orante di Giovan Battista Salvi, un olio su tela della collezione di arte antica dei Musei civici di Macerata, andrà ad arricchire la mostra “La devota bellezza. Giovan Battista il Sassoferato“, con i disegni delle collezioni dei reali inglesi e promossa dal Comune di Sassoferrato. L’esposizione verrà allestita a Palazzo degli Scalzi dal 17 giugno al 5 novembre, a distanza di 27 anni da una precedente mostra dedicata ai dipinti del celebre artista. L’opera dei musei maceratesi andrà dunque ad affiancare i 21 disegni che sono stati concessi in prestito dalla regina d’Inghilterra Elisabetta e altri che provengono da collezioni pubbliche e private, insieme ad alcuni importanti dipinti che arrivano dalle Marche (consulta qui il sito).

«Siamo orgogliosi di prendere parte con le nostre opere ai progetti di valorizzazione del grande capitale artistico – ha affermato Stefania Monteverde, assessore alla Cultura del Comune di Macerata -, attraverso i progetti di collaborazione lavoriamo insieme per la cura del nostro patrimonio culturale, così duramente colpito dal sisma, e rilanciamo il nostro territorio raccontando le nostre bellezze». Il Comune di Macerata e l’Istituzione Macerata Cultura hanno aderito alla richiesta del Comune di Sassoferrato di avere in prestito il quadro, dopo l’assenso della Soprintendenza, ritenendo la mostra  un evento di portata internazionale e quindi un palcoscenico significativo per la valorizzazione dell’opera maceratese e allo stesso tempo un’occasione imperdibile per promuovere la collezione di arte antica dei musei civici, e la città stessa, grazie a un’opera di grande pregio che ne rappresenta uno dei pezzi più significativi.

La Madonna orante richiama l’analogo soggetto di Salvi conservato presso il monastero di S. Chiara a Sassoferrato, con cui condivide modello e proporzioni. Altre versioni rimandano agli esemplari dei Musei Civici e Pinacoteca di Pesaro, di Vienna (Galleria Harrach), della Galleria Rospigliosi a Roma, del Palazzo Episcopale di Madrid che si differenziano per minimi dettagli come la grandezza e l’intensità dell’aureola che incorona il capo della Vergine. Il pittore esercitò e sviluppò la sua attività artistica a Roma. Pur sottoposto ai dettami della pittura sacra dominata dal classicismo della scuola bolognese (Reni, Carracci, Domenichino ecc.), riuscì ad individuare uno stile autonomo e alquanto originale per lo più nei ritratti, certamente fra i più belli del Seicento. La tela è entrata a far parte del patrimonio dei Musei civici di Macerata grazie ad Antonio Bonfigli, architetto e pittore maceratese, responsabile di un ricco lascito alla città con cui fu istituita la civica pinacoteca nel 1860.

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