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Antonio consegna a padre Pierbattista Pizzaballa, allora Custode di Terra Santa, un’offerta da parte di un sacerdote di Recanati

un fiume incontenibile di parole, tant’è il desiderio di raccontare, di testimoniare cosa gli ha cambiato la vita; è espressione viva di come l’incontro con Cristo trasformi l’umano a vita nuova. E non a caso vogliamo proporre la sua storia, vera e propria testimonianza, in questo periodo che ci sta accompagnando verso la Pasqua, tempo di conversione e di esperienza di risurrezione.

Raccolta delle olive

Classe 1940, ma non dimostra i 77 anni considerando la vitalità che esprime con gesti e sguardi, piccolo imprenditore recanatese in pensione, sposato con Maria, padre di due figli e nonno di cinque nipoti stupendi, la prima volta che è partito per la Terra Santa era una fine estate del 2009. Antonio Tarducci, da allora continua a recarsi almeno una o due volte l’anno a Gerusalemme per mettersi a disposizione dei padri francescani della Custodia di Terra Santa. Carità operosa pura e semplice.

Al centro padre Eugenio Alliata, biblista e archeologo

Tutto inizia a Rimini da un incontro durante i lavori di allestimento del Meeting dell’amicizia tra i popoli dov’era volontario: «Ciao, chi sei, cosa fai nella vita…», e chi lavora accanto a lui, a un certo punto, gli dice: «Proprio una persona come te cercavo. Vuoi venire con me?». Antonio parte unendosi ad un’altra decina di volontari dell’Associazione Onlus riminese “Romano Gelmini per i popoli della Terrasanta” con destinazione Gerusalemme, dove si mette a disposizione dei frati francescani per quel che ha sempre fatto: l’idraulico. All’inizio gli chiedono di sistemare la loro cucina, mentre gli altri si dedicano a quel che occorre: dalla raccolta delle olive, a opere di manutenzione ordinaria e no, dalla sistemazione della biblioteca a mille piccoli lavoretti.

Santa Messa alla Basilica della Natività

Intorno fervono attività, crescono amicizie, momenti di vita comune tra i volontari, con frati e suore clarisse, con appartenenti ad altre confessioni cristiane e ad altre fedi presenti nella terra di Gesù: ebrei e musulmani. Così anno dopo anno, fino a tutt’oggi, intervenendo a seconda delle necessità.

Si lavora per cinque o sei giorni a settimana, da lunedì al sabato; la domenica è dedicata alle gite in altri luoghi particolarmente significativi: Cafarnao, Nazareth, Grotte di Qumran, Masada, il Monte delle Beatitudini, il fiume Giordano dove, durante un passaggio ai check point, Tonino rivela di avere preso un grande spavento: è tenuto sotto tiro dai soldati! L’allarme suona al suo passaggio…, poi scoprono che a farlo scattare sono state le sue scarpe antinfortunistiche.

Al Monte Tabor, dov’è presente la Comunità Mondo X

«La settimana lavorativa si conclude il venerdì sera o a volte il sabato – racconta – con la partecipazione alla S. Messa delle ore 18 celebrata dai sacerdoti di religione Copta; a seguire, tutti insieme, l’incontro di Scuola di comunità (esperienza di lettura e di giudizio propria del Movimento di Cl, ndr). Chi coordina le presenze dei volontari e i lavori, d’intesa con i custodi di Terra Santa, è uno dei Memores Domini (persone di Cl che seguono una vocazione di dedizione totale a Dio vivendo nel mondo, ndr).

Tra i volontari che, di volta in volta, durante l’anno si alternano nel portare aiuto in Terrasanta, ci sono altre persone della diocesi di Macerata: Paolo, ex impiegato Inps, Alberto, elettricista, Lauro, ex tecnico Telecom, con la moglie Maria.

«Chi cucina presso gli alloggi dei volontari è la nostra cara Marta, che è la più anziana del gruppo dei volontari (ben oltre gli 80 anni!): è riminese, e con la sua piadina romagnola ha pure conquistato padre Pizzaballa (già Custode di Terra Santa, oggi arcivescovo, Amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, ndr) e lui ogni tanto contraccambia invitandoci a cena presso il refettorio dei frati francescani. Non è solo il

Gruppo di volontari con padre Pizzaballa

gesto del volontariato che conta, ma – continua Antonio – condividere un’amicizia che viene prima, che ci accomuna tutti e che testimonia un’appartenenza…». «A chi? Cerca di spiegarti meglio…». «Il contraccolpo che mi ha letteralmente cambiato, che mi ha come paralizzato, è stato il sapere che stavo calpestando le stesse pietre dov’era passato Gesù! Dove ha vissuto la sua passione, morte e resurrezione! L’avere tale consapevolezza, suscitata da un’affermazione apparentemente scontata di un sacerdote che ci guidava in visita ai luoghi santi – eravamo nell’Orto degli ulivi – mi ha sconvolto».

Da quel momento preciso, di cui ricorda ancora l’attimo – come accadde per i primi apostoli: Giovanni e Andrea – il cambiamento lo esprime innanzitutto in gesti di carità verso i fratelli uomini più bisognosi: fa l’elemosina a quelle persone che gli altri evitano per la strada, fa l’autista per l’Avulss, porta i pacchi alimentari alle famiglie bisognose, ecc.

«Ma tu – gli chiedo infine – come ti vedi cambiato?». «Non bestemmio più, e andavo in chiesa per tradizione di famiglia con babbo e mamma sin da piccolo; ma ora prego perché ho la necessità di chiamare per nome Gesù, di averlo più vicino a me. Mi sto scoprendo più sereno; sono più tranquillo e contento».

È vero: in lui è cambiato lo sguardo, il suo modo di agire e, quindi, la sua storia. «Non vedo l’ora di ripartire, nonostante il sacrificio di energie, per imparare di più ad aiutare chi ha bisogno, non solo a Recanati, ma anche là», e per rinascere continuamene a vita nuova.

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