«Non è vero che il nostro Asilo sia piccolo… il suo giardino si estende all’infinito». Sono passati 100 anni, eppure le pagine del diario di Elettra Caracini sembrano ancora raccontare le gioie e descrivere i giochi dei bambini di Passo di Treia. «Faremo delle passeggiate lontano», prometteva ai suoi “cari piccini”, proprio il 5 aprile 1915, dopo aver superato un periodo di malattia.

Sulle insegnanti, oggi come allora, pesano ancora i mali del mondo. Dalla Siria ai luoghi più sperduti della terra si diffondo ancora venti di guerra e di dolore. A farne le spese, sempre loro, i bambini. Con cuore di madre, se avesse potuto, Elettra Caracini li avrebbe protetti a costo della sua vita dal dramma dei due conflitti mondiali. Con lo stesso animo, le maestre della scuola d’infanzia che porta il suo nome affrontano temi imprescindibili per una società che vuol definirsi “moderna”: pace e integrazione.

Grazie alla collaborazione tra il parroco don Gabriele Crucianelli, l’insegnante di religione Cristina Merlini e la coordinatrice della scuola, Katia Rossetti, termini troppo spesso banalizzati sono stati finalmente riempiti di contenuti. Ciò è avvenuto nel più semplice dei modi, ovvero lasciando la parola di bambini. L’occasione è stata la consueta benedizione delle palme nella chiesa della Natività della Beata Vergine Maria. Un appuntamento che non vedeva, almeno fino a questa mattina, la presenza dei bambini, italiani e stranieri, non cattolici (circa un terzo degli iscritti).

La cerimonia è stata invece arricchita da un momento di festa nel sagrato della chiesa con il lancio di “palloncini della pace” e l’esecuzione di alcuni canti, consentendo a tutti i piccoli ospiti di essere partecipi di un messaggio comune. Messaggio che guarda oltre le differenze, riaffermando l’imprescindibilità della pace tra i popoli, e che è stato accolto positivamente sia dalle stesse insegnanti dell'”Elettra Caracini”, che dai genitori presenti.

Dal cielo, piace pensarlo, la maestra Caracini ha potuto ammirare quanto è immenso il giardino della “sua” scuola e quali frutti sa ancora coltivare.

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