Mi chiamo Sofia, ho 29 anni e sono di Macerata. Sto svolgendo un anno di servizio civile presso l’associazione Reteviva per il progetto “Anziano Amico Saggio” assieme ad un’altra ragazza.

Gli obiettivi generali di questo progetto sono: facilitazione del dialogo intergenerazionale, facilitazione relazionale negli spazi laboratoriali per anziani autosufficienti e aiuto a favore di anziani non autosufficienti presso la propria abitazione; insomma come dice il nostro Olp (operatore locale di progetto) la nostra “missione” è quella di costruire dei ponti e non muri e cioè di creare una rete di relazione tra le persone.

Vorrei approfittare di queste righe per raccontarvi come una domanda fatta un po’ per caso, sia diventata per me, per la mia personalità, così importante al punto da farmi scoprire “l’altra me”. Prima, però, è necessario fare un passo indietro e raccontare come ci sono arrivata.

Quando ho presentato la domanda per il servizio civile nazionale presso la Caritas per il progetto “Anziano Amico Saggio” pensavo che non sarei riuscita nemmeno a fare il colloquio, figuriamoci ad essere ammessa: questa prima fase infatti si sarebbe svolta proprio nel periodo clou della preparazione della mia tesi universitaria, addirittura pochi giorni prima ho saputo che il colloquio era stato fissato proprio nella settimana della discussione della tesi. Fortunatamente il colloquio è stato fatto tre giorni prima della discussione e così si sono incastrate le date.

Dopo la laurea, ero impegnata nei preparativi per il matrimonio, quando ho saputo che erano usciti i risultati… «Ammessa! Ci vediamo ad ottobre al ritorno dal viaggio di nozze».
E qui comincia il mio percorso all’interno del Servizio Civile.

Avendo seguito degli studi universitari non attinenti all’attività che avrei svolto all’interno del progetto anziano amico saggio, all’inizio mi chiedevo se fosse stata la scelta giusta e se sarei stata capace di effettuare ciò che mi richiedeva il servizio: a questo punto mi sono venuti in aiuto i miei anni di scoutismo.

Come dicevo all’inizio, ho scoperto “l’altra me”, cioè alcuni aspetti del mio carattere e della mia personalità che non pensavo di possedere, come l’interesse per il sociale e per tutte le situazioni inerenti.

Con il passare dei mesi mi sto rendendo conto che questo progetto è qualcosa in grado di tirare fuori il meglio di me, che non mi pesa, anzi, mi da grande soddisfazione… insomma è una cosa mi piace davvero.

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