Ricorrono quest’anno i 40 anni dalla morte di Giorgio La Pira (5 novembre 1977), per il quale il 9 gennaio 1986 l’arcivescovo di Firenze, Piovanelli aveva avviato il processo di beatificazione tuttora in corso. Per questa ragione la Presidenza diocesana di A.C., in collaborazione con diverse altre aggregazioni ecclesiali (FUCI, ACLI, MLAC) ed associazioni culturali (AGORA e Circolo Aldo Moro) e con il patrocinio del comune di Macerata, ha voluto proporre per venerdì 12 maggio, alle ore 21.15, presso la sala convegni dell’Hotel Claudiani a Macerata, un momento di riflessione sulla sua esemplare figura di credente e cittadino “Giorgio La Pira: città locale città globale: dalle antiche mura alle nuove integrazioni”.

Ci accompagna, in quello che vuole essere un percorso di scoperta della ricchezza e dell’attualità della sua figura, Ernesto Preziosi, già vicepresidente nazionale adulti di Azione Cattolica e, a sua volta, attualmente impegnato nel servizio politico, autore nel 2015 del volume “Una sola è la città”, pubblicato per i tipi dell’AVE di Roma nel 2015, quale contributo per una nuova stagione di impegno a “costruire la città dell’uomo”, come proprio Giorgio La Pira ha saputo fare, anche da credente, durante tutta la sua vita.
Nato a Pozzallo (Ragusa) il 9 gennaio 1904, La Pira è stato uno dei grandi italiani del 900, un uomo capace di coniugare efficacemente la fede con il servizio politico in un tutt’uno inestricabile ed efficace sia nella “città”, da sindaco di Firenze (dal 1951 al 1957 e dal 1961 al 1965), sia nel “mondo”, come autore di gesti inediti di prossimità verso realtà apparentemente inconciliabili con la visione occidentale della società e della storia, nell’epoca della guerra fredda, quali la Russia di Stalin o il Vietnam di Ho Chi Min.

L’ingresso dell’Hotel Claudiani

Il suo impegno politico amministrativo divenne esemplare paradigma di inestricabile connubio tra le esigenze locali, della città e dei suoi abitanti, e la consapevolezza di essere non di meno pienamente cittadino del mondo, chiamato a farsi carico e a prendersi cura di una casa comune i cui confini sono ben oltre il limite amministrativo del proprio comune, nonché testimonianza efficace di esemplare coerenza tra fede e vita, fedele traduttore del Vangelo nel proprio tempo.

In un momento in cui l’individualismo più sfrenato sembra stabilire i parametri dell’unica modalità di vita dell’uomo, conoscere il coerente intreccio tra la sua vita ed il suo pensiero, può costituire un prezioso momento di riflessione non solo per chi si pone a servizio della società e del bene comune con incarichi politico amministrativi ma per ogni uomo che non voglia accontentarsi di vivere il proprio tempo ma cerchi di diventarne protagonista.

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