Segue l’omelia pronunciata dal vescovo Marconi nella celebrazione per l’ordinazione di Pietro Micheletti, Giacomo Pompei e Francesco Zambelli, all’Abbadia di Fiastra. Qui un brevissimo profilo dei tre nuovi sacerdoti.

Carissimi,
dalle letture di questa domenica che sono state appena proclamate prendo tre spunti che mi sembrano illuminare il senso della nostra celebrazione.

Nella prima lettura, che narra l’istituzione dei diaconi, i discepoli identificano il cuore del ministero di quelli che saranno poi i presbiteri ed i vescovi, a cui non dovranno rinunciare mai: «Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Lo ha insegnato in maniera lapidaria Papa Francesco il 16 gennaio 2016 e quanto vale per il vescovo vale anche per voi, collaboratori indispensabili della missione del Vescovo. «Il primo compito del vescovo – ha detto il Papa – è stare con Gesù nella preghiera. Il primo compito del vescovo non è fare piani pastorali. Pregare: questo è il primo compito. Il secondo compito è essere testimone, cioè predicare. Predicare la salvezza che il Signore Gesù ci ha portato. Due compiti non facili, ma sono propriamente questi due compiti che fanno forti le colonne della Chiesa. Se queste colonne si indeboliscono perché il vescovo non prega o prega poco, si dimentica di pregare; o perché il vescovo non annuncia il Vangelo, si occupa di altre cose, la Chiesa anche si indebolisce; soffre. Il popolo di Dio soffre. Perché le colonne sono deboli».

Queste parole del Papa, che parla di colonne solide su cui fondare l’edificio della Chiesa, ci ricordano insieme alla seconda lettura il senso del nostro sacerdozio ministeriale: è un sacerdozio a servizio del sacerdozio battesimale, proprio di tutti i cristiani. Ci ha ricordato infatti san Pietro nella sua Prima Lettera che la Chiesa è formata da tutti i cristiani chiamati ad un sacerdozio santo: «Siete costruiti come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo». Questa è perciò la nostra vocazione: siamo chiamati ad aiutare i nostri fratelli a diventare santi, facendo di tutta la loro vita una offerta gradita a Dio. Ogni volta che alzerete il calice e la patena, offrendo al Padre i frutti del lavoro dell’uomo, il prodotto buono delle loro esistenze, ricordate che questo è il nostro servizio: aiutare i fratelli ad essere santi, perché possano santificare il mondo.

Tutto il resto del nostro operare, se non è indirizzato con chiarezza a questo obiettivo e non ha questo fine, è un agitarsi inutile o peggio dannoso. «Il prete serve ad indicare la via del cielo», ha insegnato il Curato d’Ars e questo è valido ancora oggi per voi, come lo sarà per sempre. Siate giovani, innovatori coraggiosi, ma non abbiate paura di conservare le cose buone che non cambiano.

Tutto questo però è trasparente e chiaro solo agli occhi della fede. Chi non sa contemplare la sua vita e quella degli altri con gli occhi della fede, non comprende la verità e manca dell’essenziale per essere un buon prete.

Lo ha detto Gesù nel Vangelo di oggi: «Abbiate fede… Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

Abbiate fede in Gesù carissimi. Abbiate fede e rafforzate la vostra fede contemplando e facendo memoria delle opere che Gesù ha fatto nella vostra vita. La fede non nasce dai sogni, ma dai fatti. La fede si rafforza quanto più sappiamo riconoscere l’opera di Dio in noi e attorno a noi. Se siete qui, se sarete preti, se sarete strumenti di salvezza per la santificazione di tanti non stupitevi, è Gesù che opera in voi. Riconoscetelo presente e vicino, ringraziatelo per quello che fa, fate frequente memoria di «tutto il cammino che il Signore vostro Dio vi ha fatto percorrere» (Dt 8,2). Così si rafforzerà la vostra fede, e compirete con l’aiuto di Dio opere grandi perché dal Cielo il Signore Gesù vi sosterrà in ogni opera buona.

Vorrei chiudere confidandovi un segreto: mettete il vostro sacerdozio, che ricevete ora dal Signore, nelle mani della Madonna, sarà in buone mani. I centenari portano fortuna. Io sono nato nel centenario della Madonna di Lourdes e mi sono sempre sentito protetto in maniera speciale. Voi diventate preti nel centenario di quella di Fatima, siate certi che la protezione materna di Maria non vi abbandonerà mai.

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