Al centro, Roberto Cittadini

Si possono anche attraversare oceani e continenti, ma niente sarà irresistibile quanto il richiamo delle proprie radici. Ce lo insegna la storia di Roberto Cittadini, classe 1943, nato in Argentina, nella provincia di Santa Fe, da genitori italiani, che stamattina è stato ricevuto a Palazzo Volpini dall’Amministrazione comunale rappresentata dagli assessori Pierpaolo Fabbracci e Roberto Sampaolo. Figlio di Antonio – partito per il Sud America nel 1927 a bordo della Giulio Cesare – e nipote di Giuseppe Cittadini ed Elvira Scarafoni, entrambi portorecanatesi doc, oggi Roberto vive con la sua famiglia negli Stati Uniti, a Bellevue, nello stato di Washington. Dopo aver conseguito la doppia laurea in ingegneria meccanica e aerospaziale, è volato nel Nord America grazie a una borsa di studio della Fondazione Chrysler; ha lavorato alla NASA per sette anni, dal 1967 al 1975, vivendo dall’interno l’allunaggio del 20 luglio 1969 e in seguito, dal 1975 al 2007, anno della meritata pensione, si è occupato del settore commerciale della Boeing.

Cittadini si trova in questi giorni a Porto Recanati per proseguire le ricerche sull’albero genealogico della sua famiglia: un compito non facile, perché “i rami” a lui più vicini si sono trasferiti a Roma, e consultare gli archivi della parrocchia di San Giovanni Battista non ha prodotto gli esiti sperati. Un parente di cui si hanno notizie certe è monsignor Giovanni Cittadini, fratello del padre, che per oltre tredici anni fu parroco a Bagnolo di Recanati, prima di trasferirsi nella Capitale. Accademico, uomo di cultura, amante della poesia e autore di diverse opere, Cittadini fu “scoperto” dall’allora Cardinale di Bologna e mandato in Vaticano, dove il prelato fu cappellano papale di Pio XII, Giovanni XIII e Paolo VI. Non solo, in qualità di studioso dei documenti per i processi di canonizzazione, si occupò di quelle di Santa Maria Goretti e Pio IX, sul quale scrisse uno dei ventotto libri di cui fu autore.

Nel racconto di Roberto, nei tasselli della sua storia che ha potuto finora recuperare, emergono figure di una Porto Recanati che non c’è più e di cui soffre di nostalgia anche chi non l’ha vissuta, come la signora Giovina, che aveva una frutteria nello stesso edificio della casa dei suoi anni, lungo quello che allora era ancora Corso Vittorio Emanuele, oggi Matteotti. Memorie private vanno a comporre un quadro che speriamo possa essere dipinto nella sua interezza.

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