Enrico Maria Scattolini

Dovrò dimenticare in fretta il mio mezzo secolo di articoli e di telecronache sulla Maceratese. La Benamata è infatti deceduta nel primo pomeriggio di mercoledì 9 agosto. Dopo circa cent’anni di esistenza talvolta brillante, pur se raramente esaltante, talaltra deludente, con la macchia di due fallimenti, ma sempre sostenuta da una storia di vitale continuità.

L’ha seppellita un secco comunicato di Tavecchio, Presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, recapitato con posta elettronica al Sindaco di Macerata intorno alle sedici di un torrido dopo pranzo di metà settimana. Con cui è stata rifiutata alla società biancorossa l’ammissione in extremis (soprannumero) al Campionato Nazionale Dilettanti.

Notizia per la verità attesa; pur tuttavia traumatizzante per i tifosi di fede “pistacoppa” che dovranno ora improvvisamente modificare le tradizionali abitudini domenicali. Personalmente, si è spento un pezzo di me stesso. Non ho difficoltà ad ammetterlo. Due domande stringenti, con conseguenti considerazioni, affiorano dalla profondità del sentimento:

1) com’è stato possibile che questo default abbia travolto una squadra che due anni fa si era piazzata fra le prime cinquanta del calcio professionistico italiano?;

2) il clamoroso tracollo poteva essere evitato?

Provo a rispondere iniziando da quest’ultimo interrogativo. Praticamente entro in cronaca diretta con gli ultimi accadimenti attraverso il “niet” di Tavecchio, conclusivo della seconda parte del calvario vissuto dalla Rata all’indomani dell’uscita dal proscenio di Liotti e la relativa vendita della srl a Carlo Crucianelli. Non sono mancati i tentativi di iniziative riparatorie. Ad esempio quella della “cordata” finalmente locale dei fratelli Berrè o quella invece esogena, più ambiziosa a livello di intenti, organizzata da Alessandro Chiaraluce con i romani. Sfilacciatasi in uno studio notarile di Empoli.

Opportuna anche l’azione di coordinamento delegata dal Sindaco di Macerata all’icona del calcio biancorosso Maurizio Mosca.

È invece mancata la spinta propulsiva capace di accelerare i tempi, nel contesto di scadenze federali, sempre più soffocanti.

Che avrebbero dovuto imporre una scelta immediata dell’obiettivo: un… umano campionato di “Eccellenza” o un eccitante programma d’immediato rilancio con la partecipazione ad una Serie D d’alto livello?

Il primo proposto dai finanziatori autoctoni, il secondo dall’imprenditore bresciano Alberto Ruggeri. Sul quale è infine caduta la scelta dell’avvocato Carancini. Però sottoposta in ritardo alla Figc rispetto alla deadline del 3 agosto. A differenza invece di quanto ottemperato da Mantova, Como, Messina e Latina, che certo non sono le ultime arrivate nel mondo del calcio.

Eppure l’interesse dell’industriale lombardo per la Maceratese era noto fin dall’inizio di maggio, quando più volte, per il tramite di Marco Nacciarriti, aveva invano sollecitato alla proprietà Liotti la possibilità d’esaminare i bilanci ufficiali della Rata.

Ciò nonostante la richiesta inoltrata a Roma dal nostro primo concittadino era stata perentoria, nel senso dell’assoluta esclusione (consigliabile prudente via d’uscita con un piano B) di una sistemazione nel campionato di vertice regionale: l'”Eccellenza”. Soluzione che sarebbe stata invece accettata dal“Gruppo” maceratese,nonostante l’accomodamento dell’altro ieri con Ruggeri nella solennità del Palazzo comunale.

A conferma di ciò che in precedenza (nel durante della succitata attività di Chiaraluce) era stato chiaramente espresso in tal senso dagli stessi imprenditori/professionisti indigeni, con tanto di comunicato ufficiale.

Certamente non ignoto all’avvocato Carancini… Sindaco che ha invece preferito il rischio assoluto all’azione di mediazione, immagino più gradita agli organi federali. Così, dopo la Lube, dalla nostra città sparisce anche la Maceratese. Un memorabile record da Guinness dei primati. Ovviamente all’incontrario.

Ma questo crollo verticale come ha potuto inghiottire una Rata che nel 2015-16 aveva sfiorato la B con Bucchi e nel successivo campionato miracolosamente salvata sul campo con Giunti? Due allenatori lanciati alla ribalta nazionale proprio dalle esperienze dell’Helvia Recina?

La madre di tutti i problemi è stata sicuramente la sua cessione a Spalletta, formalizzata dalla dottoressa Tardella nel novembre dello scorso anno. Dopo un lustro di successi difficilmente replicabili, ma anche d’impegni non più sostenibili. Decisione quindi legittima in punta diritto.

Ovvio giudizio da me più volte sottolineato, ma poco condiviso dai lettori. Nel merito, invece, evidentemente sbagliata, per i disastri provocati dalle gestioni dell’imprenditore italo-svizzero e del suo successore, il napoletano Liotti.

Naturale che anche la Tardella ne stia pagando le conseguenze, avendo incassato ben poco dei 400mila euro di contanti previsti dal contratto.

In più oggetto di querela personale da parte di Spalletta e di un suo collaboratore per reati economici importanti, il cui perpetrarsi avrebbe irrimediabilmente compromesso l’attività dirigenziale dell’ex presidente biancorosso. Sarebbe stata invece ritirata quella analoga presentata in Tribunale direttamente dalla Maceratese Srl, ma l’azione penale potrebbe proseguire ugualmente d’ufficio.

Sarà quindi la magistratura a decidere torti e ragioni. C’è solo da aspettare. Civilmente.

Nel frattempo, mi permetto di ricordare:

a) la Lega Pro, nonostante l’obbligo di farlo,non ha mai espresso il giudizio di onorabilità e solvibilità (cosiddetto “gradimento”) su Spalletta. Che, se fosse stato negativo, avrebbe bloccato subito la trattativa.

b) l’avvocato Carancini, molto critico nei confronti della Tardella, ha dimenticato in fretta i giudizi entusiastici con cui, a suo tempo, accolse a Macerata Spalletta ed il suo management. Oggettivamente documentati da interviste e dichiarazioni spontanee in circolazione.

c) E non ha esercitato alcuna azione di “pressione istituzionale”, ovviamente nel rispetto della riservatezza di una società privata come la Maceratese, per conoscere le reali intenzioni di Liotti. Al quale un po’ tutti, noi della stampa compresi, abbiamo lasciato fare tranquillamente i propri comodi. Sino all’epilogo della vendita della società per un euro!!!

Questo per dire che le responsabilità del disastro biancorosso non sono solo di una persona.

Lascia un commento

  • La Foto (141)
  • Lavoro (175)
  • Macerata (1.504)
  • MenSana (27)
  • Missioni (22)
  • Mondo (1)
  • Montefano (12)
  • Musica (20)
  • News (2.978)
  • Politica (81)
  • Pollenza (47)
  • Pop Corn (31)
  • Programmi (23)
  • Quaresima (57)
  • Recanati (591)
  • Regione (314)
  • Reportage (28)
  • Rubriche (16)
  • Rugby (16)
  • Salute (240)
  • Scuola (417)
  • Sinodo (3)
  • Sisma (292)
  • Social (591)
  • Società (1.193)
  • Sport (531)
  • Tolentino (407)
  • Treia (272)
  • Unimc (253)
  • Video (2.023)
  • Volley (234)