Pubblichiamo il saluto del sindaco di Macerata, Romano Carancini, al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, prima della Messa di San Giuliano del 31 agosto.


Eminenza,
Le dò il benvenuto a nome dell’intera comunità di questa città oltreché personale per averci onorato della sua presenza in occasione della festa del nostro Santo Patrono San Giuliano l’Ospitaliere. È un dono che va ben oltre il pur importante ruolo di visita a Macerata del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana che il Sommo Pontefice Francesco le ha affidato di recente. Lei ci dà la possibilità di incontrarla, di ascoltarla, di osservare i suoi occhi, le sue espressioni, i suoi sorrisi, il suo muoversi in mezzo agli uomini, alle donne di questa terra.

Eminenza, Lei ci dà la possibilità di incontrarla, di ascoltarla, di osservare i suoi occhi e il suo muoversi in mezzo agli uomini, alle donne di questa terra

Il racconto della sua vita, Eminenza, vale molto più delle mie piccole considerazioni: è l’intreccio tra la dimensione spirituale e quella umana nel suo operare quotidiano a colpire le nostre comunità laiche che spesso hanno bisogno di una partecipazione fatta di umiltà, generosità, concretezza, come lei ha saputo dimostrare nel corso della sua vita per affrontare i temi più sentiti dai nostri cittadini, ed in particolare di quelli più deboli, i fragili i senza voce. Tutto questo è anche accoglienza e ospitalità. Aprire le porte della città alle persone e alle loro storie, saper riconoscere dentro le stesse la diffidenza, la tristezza e la paura e provare a trasformarle in fiducia, speranza e comunità è il senso che attraversa nel più profondo il giorno del 31 agosto di ogni anno a Macerata che è, e deve restare momento di festa, ma – secondo la nostra visione – anche occasione di riflessione personale sul valore civile dell’accogliere e ospitare. Per capire la strada da percorrere.

Tutto questo è anche accoglienza e ospitalità. Aprire le porte della città alle persone e alle loro storie

Carancini ha omaggiato il presidente della CEI del volume “La cartografia di Matteo Ricci”

Eminenza,
questa città, ma credo di poter dire anche la nostra provincia maceratese qui rappresentata dal Presidente della Provincia e da tanti sindaci, è luogo di grande rispetto per l’altro: sa riconoscere la diversità dell’altro da se stesso, sa raccogliere e trasmettere i valori di comunione che sono alle fondamenta del vivere civile. Comunità capaci, senza ostentazione, senza ostentazione, di slanci inaspettati, di sensibilità verso chi si trova in difficoltà, di solidarietà verso il forestiero in cerca di pace e di speranza, di forza interiore nelle avversità a cui la vita ci pone di fronte. Sono le associazioni di qualunque vocazione, i giovani, gli uomini e le donne che operano anche singolarmente nella discrezione, la Chiesa, che attorno alle istituzioni, hanno qui creato una rete a maglie strette, forte, genuina, disinteressata e trasversale. Nessun generale, nessun capo, tanti al servizio di altri.

I valori fondanti della nostra gente? Basta osservare i declivi del territorio e la nostra storia: la terra come simbolo della vocazione contadina attenta alla famiglia, al lavoro e al sacrificio costante, quotidiano anche di chi ti è vicino. E poi la memoria di un passato che prima ha visto uomini, donne, intere famiglie in povertà emigrare verso terre lontane, attraversare l’oceano spinti dalla speranza di un futuro di dignità e, successivamente, il sacrificio di tante persone, soprattutto giovani, donne e preti per riconquistare la libertà dalla oppressione fascista. La sua autorevole presenza qui a Macerata e la sua storia, l’identità umana della nostra gente che ho provato a rappresentarle e soprattutto il San Giuliano del 2017 confido possano costituire per tutti occasione di una ancor più forte consapevolezza che la strada da battere insieme, comunità religiosa e comunità civile, debba essere quella della buona accoglienza e della ospitalità fiduciosa.

I valori fondanti della nostra gente? La terra come simbolo della vocazione contadina attenta alla famiglia, al lavoro e al sacrificio costante, quotidiano anche di chi ti è vicino

Eminenza,
la sua forza di battersi per coloro che si trovano in difficoltà mi fanno chiederle, così come sono certo, le hanno già anticipato i miei amici Sindaci, di esserci vicini, di spendere la sua autorevolezza affinché gli effetti del terremoto non compromettano irrimediabilmente il tessuto umano che le ho raccontato, patrimonio che sarebbe grave responsabilità disperdere: le case, in particolare dei nostri vecchi, i nostri spazi consueti, le tante chiese oggi chiuse debbono ritornare ad essere luoghi, i luoghi della nostra appartenenza e della nostra familiarità.

In questo le Istituzioni, il Governo e chi ha responsabilità specifiche devono essere capaci di ascoltare ancor più di quanto fatto fin qui coloro che queste difficoltà le stanno vivendo.
Don Gualtiero, abbia cura e memoria di questa comunità perché ne abbiamo bisogno: un po’ come avvenne in occasione dell’alluvione di Firenze nel 1966 quando lei con dei ragazzi, da giovane prete salvò la ritrosa nonna rosa facendo la seggiola del papa che noi qui conosciamo come “la sedia de lu papa”.

Eminenza, la sua forza di battersi per coloro che si trovano in difficoltà mi fanno chiederle di esserci vicini

Cosi, con lo stesso istinto, lo stesso coraggio, la stessa forza e lo stesso spirito di iniziativa di 50 anni fa. Noi da qui spingeremo con tutto quello che abbiamo.

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