In occasione del primo anniversario del terremoto che ha sconvolto il Centro Italia, la Caritas marchigiana ha organizzato un incontro a Tolentino dal titolo «Il Signore è in questo luogo», con la presenza del teologo Brunetto Salvarani, docente di missiologia e teologia del dialogo alla facoltà teologica dell’Emilia Romagna e direttore di «Cem Mondialità». Salvarani era stato autore, nel 2012 a seguito del terremoto emiliano di un saggio intitolato «Fragilità di Dio».

E proprio prendendo le mosse dal saggio, scritto con i contributi di autorevoli scrittori (Ruben Alves, Elena Lea Bartolini De Angeli, Gabriella Caramore, Angelo Casati, Piero Coda, Lidia Maggi, Roberto Mancini, Vito Mancuso, Luciano Manicardi, Adnane Mokrani, Serena Noceti, Moni Ovadia, Marinella Perroni, Giannino Piana, Gianfranco Ravasi, Paolo Ricca, Vittorio Robiati Bedaud, Pietro Stefani), il relatore ha compiuto una splendida introspezione teologico-biblica allo scopo di far emergere le difficoltà ad affrontare un evento così drammatico, legato ad una calamità naturale. Un evento, quello del terremoto, che comporta un dramma interiore fisico e psicologico che cambia radicalmente il futuro di una intera comunità.

Nel dialogo il teologo carpigiano ha delineato la “fragilità di Dio”, che è sempre solidale con l’uomo: «La catastrofe naturale fa riemergere un senso di solidarietà rinnovata, nella nostra fragilità implicita e creaturale: un’onda limacciosa lambisce tutta l’umanità e la storia biblica. Una lunga vicenda di debolezze, miserie, fallimenti, tradimenti, che saranno la trama costante della storia umana; dove l’assenza e il dolore sono luoghi germinativi; dove la speranza riposa nell’essenza della mancata presenza, dell’assenza divina, nella percezione di un “Dio fragile” che si affida agli uomini, nell’evidenza embrionale della fragilità umana».

Secondo Salvarani Dio si è fatto uomo, perché cerca la relazione con l’essere umano: «Dio, quello del terremoto, è in costante relazione, perché tesse i legami del bisogno e della necessità. Sperimenta la dipendenza. Deve fare i conti con l’altro, nell’amore creativo. Dio soffre nel cuore dell’uomo, come promessa, mendicante di ascolto. Il Dio del terremoto si lascia attraversare dal dubbio, scongiurando il pericolo esiziale del baratro dell’idolatria e della schiavitù conformistica, consumista e capitalista imposta dagli integralismi e imperialismi politici di turno.

Dio si fa prossimo, per “ricomporre l’infranto”, nel volto umano del dramma che ci fa sentire minuscoli, precari, ma anche incredibilmente unici e irripetibili. La “fragilità di Dio” comunica e infonde forza, che non confida nella sicurezza e nella protervia di chi non sbaglia mai, di chi non si lascia attraversare dal dubbio e dall’incertezza».

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