Crescono le cifre dell’export marchigiano nella Repubblica Popolare.
«La Cina diventerà sempre più aperta e le barriere di ingresso agli investimenti stranieri verranno ulteriormente abbassate» le dichiarazioni del leader del colosso asiatico Xi Jinpling, al recente Congresso del Partito guida di una delle più grandi potenze mondiali, sembrano ritagliate sul dinamismo e la voglia di espansione dell’impresa marchigiana. Le cifre sono eloquenti e segnano un significativo +25,4% dell’export regionale verso la Repubblica Popolare grazie, soprattutto, a metalli, meccanica strumentale e al comparto del tessile.

La libera intrapresa Made in Marche ha dunque le vele spiegate? Non proprio. I segreti di un’internazionalizzazione intelligente e feconda sono svelati da Debra Storti, massima esperta in materia e capo dell’ufficio di Shanghai della De.liu Consulting, di Ancona una delle più attive ed importanti aziende italiane di relazioni commerciali e strategie per la conquista dei mercati cinesi.

Dott.ssa Debra Storti

La giovane dirigente della struttura che sa mostrare, con risultati eccellenti specchiati anche nella percentuale sopra esposta, la via dell’Oriente, al maggior numero di piccole e medie imprese marchigiane sostiene che «la sfida consiste nel saper guardare alla Repubblica fondata da Mao con occhi diversi, superando ogni forma di distanza attraverso un’attività di mediazione come la nostra che consenta di oltrepassare barriere linguistiche e culturali, di dotarsi delle più aggiornate informazioni su modi di fare business spesso sconosciuti, di occuparsi della logistica dell’export e della gestione degli obblighi doganali, di possedere strategie di marketing e di comunicazione chiave per un upgrading strategico delle aziende intenzionate ad aumentare la propria competitività e il proprio appeal, specialmente presso la nuova e numerosa classe di consumatori benestanti in espansione in Cina».

«Si può e si deve crescere- incalza Debra- anche attraverso un opportuno adattamento del prodotto al mercato cinese e a un’accurata attività di registrazione di marchi e brevetti che consenta di non incorrere in casi di falsificazione o di abuso». «Proteggere e illustrare in terre ignote la propria storia imprenditoriale è un compito culturale delicato, per questo – continua la Storti – servono cautele e attenzioni. Molti si rivolgono a noi perché senza le nostre competenze riscontrano difficoltà come le differenze culturali e linguistiche, la regolamentazione poco chiara, i limiti nella individuazione di partner locali affidabili, la possibilità di violazioni dei diritti di proprietà intellettuale e molte criticità nella conoscenza della legislazione. Secondo la Fondazione Italia-Cina il momento per il Made in Italy nella terra che sta realizzando la strategia di una Nuova via della Seta è propizio. La nuova urbanizzazione, il prevedibile aumento dei consumi, le massicce iniezioni di denaro nell’innovazione tecnologica sarebbero opportunità imperdibili per gli spiriti imprenditoriali intenzionati a ripercorrere la rotta tracciata da Padre Matteo Ricci: dalle Marche all’Oriente. Ma senza improvvisazione

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