Il messaggio di speranza del Natale passa attraverso l’esperienza di Giuseppe e di Maria e lo stupore dei pastori… da allora «generazione dopo generazione, giorno dopo giorno, siamo invitati a vivere la… rivoluzione della tenerezza… a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo» (Evangelii Gaudium, 88).

Tenerezza, prossimità, mitezza: questi i doni che dobbiamo chiedere a Gesù per questo Natale, per riuscire a vedere la sua “grande luce”, quella stessa che scorsero, duemila anni fa, i puri di cuore, la gente semplice, disposta ad accogliere il dono di Dio.

Ieri come oggi i piccoli e i poveri sono i protagonisti della storia di Dio, i costruttori del suo regno di giustizia, di amore e di pace. Il Natale ci ricorda che Dio ha scelto di entrare nella storia con le sembianze di un bambino, con la sua debolezza e la sua fragilità!

Perciò il Natale è sempre la sfida di un nuovo inizio possibile che parte dalle periferie, dalle fragilità e povertà umane, è la sfida a guardare il mondo, le cose e le persone con occhi nuovi, arricchiti di positività e di benevolenza, di stupore e di meraviglia, è la sfida a intrecciare i nostri sogni con il sogno di Dio! E il sogno di Dio è fare dell’umanità una sola famiglia, fare del mondo la casa di Dio… E che questo è possibile lo scopriamo se, con occhi e cuore attenti, riconosciamo i luoghi dove questa dimensione familiare viene già vissuta quotidianamente!

In via Zara a Macerata da quasi trenta anni è aperto il Centro di ascolto e di accoglienza promosso dalla Caritas diocesana proprio come luogo, segno di vicinanza e di attenzione della Chiesa locale verso chi fa più fatica.…All’inizio erano soprattutto gli obiettori di coscienza della Caritas a garantire il servizio, poi l’attività è stata strutturata e agli operatori stabili si sono affiancati i volontari, donne e uomini, adulti e giovani, famiglie intere a volte… persone comuni che la domenica o nei giorni festivi indossano il grembiule e cucinano il pasto che poi serviranno e condivideranno con chi si presenterà al Centro! Il numero dei volontari che in questi anni si sono avvicendati è sempre stato piccolo, eppure il Centro anche a Natale è rimasto sempre aperto. Anche quest’anno nell’atrio qualcuno avrà allestito l’albero e il presepio e il giorno di Natale la porta sarà aperta e la tavola imbandita. Età diverse, ma anche lingue, tradizioni, religioni diverse e il pranzo di Natale sarà l’immagine concreta che è possibile vivere insieme, servire ed essere serviti con rispetto e amicizia.

Diceva Madre Teresa: «…il mondo va in rovina per mancanza di dolcezza e di gentilezza. La gente è affamata d’amore!». Ed è bello sapere che lontano dai clamori, dalle luci abbaglianti dei riflettori e dal fracasso dei social… ci sono dei luoghi speciali dove l’amore e la tenerezza non vengono proclamati e strombazzati, ma semplicemente vissuti e condivisi! Non bisogna cercare eventi sensazionali o imprese eroiche, la brace arde anche vicino a noi se sappiamo “togliere” la cenere che la ricopre e spesso scopriamo con nostra grande sorpresa che a mantenere vivo quel fuoco sono proprio i poveri, i piccoli, gli ultimi… e le persone semplici che indossano il grembiule per servirli!

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