di Paola Senesi

Il nuovo procuratore generale della Corte d’Appello di Ancona, Sergio Sottani, si è insediato nel capoluogo marchigiano da luglio 2017 e abbiamo ritenuto importante incontrarlo, all’apertura del nuovo anno, per capire la situazione nelle Marche rispetto alla criminalità organizzata e alle sfide che la regione ha di fronte, legate in particolar modo alla ricostruzione post terremoto e non solo.

Procuratore ha avuto modo di farsi un’idea della situazione nelle Marche?
Certamente, innanzitutto attraverso le relazioni di apertura dell’anno giudiziario e quella consegnata alla Commissione parlamentare antimafia. Da qui emergono segnali da non sottovalutare. Si conferma la presenza di molti collaboratori di giustizia presenti sul territorio regionale. Questo impone di saper leggere le dinamiche regionali e tenere alta l’attenzione, consapevoli che i marchigiani hanno la forza per riconoscere e fermare ogni tipo di illegalità.

Lei è arrivato nelle Marche mentre ci troviamo davanti a una sfida di rinascita e sviluppo, in seguito al terremoto del 2016. Pensa che i flussi finanziari legati al post sisma possano attirare interessi non proprio trasparenti? Quali sono le azioni già messe in campo?
Il terremoto rappresenta per le Marche e per le altre regioni coinvolte un importante banco di prova, sia in termini di coesione sociale nelle aree colpite, sia in termini di attenzione sul tema della ricostruzione. Non è una novità che laddove ci siano imponenti flussi finanziari, molti sono gli interessi che li seguono. Per questo, sono già stati attivati strumenti di monitoraggio sui territori maggiormente colpiti nella regione: è stato sottoscritto un protocollo tra Anac e le tre Procure coinvolte (Ascoli Piceno, Fermo e Macerata oltre che con la Procura distrettuale di Ancona) e si sono già effettuati e calendarizzati incontri con il prefetto Trovato, a capo della struttura di missione antimafia 2016 per garantire la legalità delle attività di ricostruzione nei territori del Centro Italia colpiti dal sisma nel 2016, con il compito di verificare la documentazione antimafia di chi è impegnato nei lavori. Sempre nell’ottica di migliorare la collaborazione tra uffici e velocizzare i procedimenti, ma non solo, in vista della ricostruzione post sisma, è stato firmato un protocollo da Procura generale, Procura presso la Corte dei Conti, Procure di Ancona (che è anche distrettuale), Pesaro Urbino, Macerata, Ascoli Piceno e Fermo, e Procura per i minorenni. Inoltre, d’accordo con il procuratore di Ancona, abbiamo promosso e richiesto formalmente al Capo della Polizia, Franco Gabrielli, l’istituzione della Direzione investigativa antimafia (Dia) in regione per avere uno strumento in più, soprattutto in questa fase di ricostruzione. Saremo chiamati a controllare con attenzione chi esegue i lavori nei cantieri, se vengono garantiti i diritti delle maestranze poiché il lavoro è da sempre mezzo di consenso sociale per le organizzazioni criminali e soprattutto seguire bene la rete dei subappalti, il nolo a caldo e a freddo nelle attività di ricostruzione.

Ci sono degli elementi che caratterizzano la nostra regione che hanno attirato la sua attenzione?
La presenza da qui in avanti di grandi flussi di fondi pubblici legati alla ricostruzione ci impone attenzione. Dalla relazione della Banca d’Italia per le Marche si evince una sofferenza finanziaria che potrebbe far ricorrere a forme di approvvigionamento non tradizionali, ma soprattutto mi ha colpito che nelle Marche ci sia un alto tasso di mortalità dovuto a overdose e sappiamo che il traffico degli stupefacenti è una delle principali attività delle organizzazioni criminali. Sono segnali che ci devono far riflettere.

Cosa possiamo dire ai marchigiani per le sfide che li riguarderanno nei prossimi mesi?
La crisi economica che ha investito l’Italia intera è stata aggravata nelle Marche anche dal sisma, ma sono certo che i marchigiani, cittadini operosi e laboriosi, hanno le capacità per riconoscere le speculazioni, per difendersi e ricostruire le proprie comunità, sotto ogni punto di vista.

(Articolo pubblicato nella pagina “Le Marche” di “Avvenire” del 16 gennaio 2018)


Magistrato da 30 anni, procuratore generale di Ancona, Sergio Sottani è stato titolare di inchieste importanti. Tra le più note, quelle sul G8, sulla P4 e su presunti illeciti negli appalti di grandi eventi. Prima di Ancona è stato procuratore capo dal 2011 a Forlì-Cesena dove ha riacceso i riflettori sul caso Pantani e sui movimenti di denaro tra Italia e San Marino.

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