Secondo appuntamento a Versus, la rassegna poetica di Recanati ideata e organizzata dall’associazione Lo Specchio, dove gli autori si confrontano con temi universali che indagano sul mistero del nostro essere. Anche in questo incontro un pubblico numeroso e partecipe ha salutato Daniele Piccini poeta, filologo, docente universitario e critico letterario umbro, autore di molti libri tra cui l’ultimo dal titolo “Regni”, dove l’assente prende figura e il visibile mostra il suo confine. Ed è proprio con “il rumore dell’assenza” che il poeta si è incontrato/scontrato. L’assenza può essere più di una presenza? E’ un rumore o un suono? E come percepirlo? Per Piccini tutte le presenze, anche quelle che sembrano minime hanno dignità. Ed è la presenza ad essere misteriosa, mentre l’assenza ne acutizza il mistero. L’assenza, a differenza della mancanza, è una sospensione temporale in un paradossale istante senza tempo. Con questo senso di infinito dichiara la sua “folgorazione leopardiana” e lo sciame di suggestioni delle Ricordanze, che non lo hanno mai abbandonato.
Secondo il poeta “quando dialoghiamo con gli assenti, sentiamo la loro presenza” . Quindi è all’interno di un dialogo interiore e interpersonale che si raffina il sentimento di percezione dove captare le particolari vibrazioni in una situazione limite, oltre i confini del prospettabile.

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