di Roberto Angelucci*

Oltre alle bellissime chiese, (ora terremotate) la nostra Comunità possiede un oratorio, una magnifica realtà a favore di tutta la famiglia. L’Oratorio ha una lunga storia e tradizione nella nostra Parrocchia: l’abbiamo voluto, migliorato, ci abbiamo sofferto, nessuno ce l’ha regalato, ora lo vogliamo sempre più funzionante anche in segno di affetto e di gratitudine verso quelle persone che ci hanno creduto, ci hanno aiutato e ci hanno preceduto.

Ricordo il Card. Cento, il carissimo don Luigi Bettucci, don Ivo Monachesi, don Oreste, don Nazzareno, don Attilio e tanti laici tra i quali i miei genitori, in modo particolare mia madre.
Il nuovo Oratorio “Card. Cento” è stato inaugurato nel 1973, voluto e in parte finanziato dal nostro Cardinale, il resto (molto) dalla Parrocchia con alcune vendite di beni immobili e soprattutto con tanti, tanti sacrifici che si accentuano sempre di più per la manutenzione e la gestione.

Ci sono aule per il Catechismo e incontri, Sala giochi, Sala TV, Cinema – Teatro, Cucina, Nuovo Salone per feste (mq.240) (ora Chiesa); all’aperto: campo Volley, Basket, Calcio a 5 in erba sintetica, Parcheggio, Spazi per relax e giochi.

L’Oratorio però non è fatto da un insieme di locali e attrezzature, ma da persone con tante proposte da realizzare. L’Oratorio è un luogo di accoglienza, di condivisione e di responsabilità per una proposta cristiana. È una realtà che la Parrocchia ha costruito per tutte le sue attività pastorali. L’Oratorio più che un luogo è un meraviglioso e affascinante progetto educativo per tutta la famiglia. Un progetto che si fonda sulla prevenzione e sulla promozione delle doti e capacità delle persone. È meglio prevenire che curare; fare il bene per cacciare il peccato, origine di ogni male; parlare e testimoniare la bellezza della virtù. Insistere sul positivo, sul bello, sul giusto, sull’onesto; coltivare il gusto delle cose belle e che appassionano. Ecco il motivo di tante iniziative e attività: catechistiche, teatrali, folcloristiche, turistiche, sportive, convivenze, feste. Molte realtà pollentine (AVIS, AIDO,Volley, Basket ecc…) hanno avuto l’origine ed hanno la linfa vitale da questa realtà.

È un punto di riferimento sicuro per tante persone. Quasi tutti i giovani di Pollenza hanno vissuto l’esperienza dell’Oratorio e penso che, anche se ora per vari motivi si sono un po’ allontanati, tutti la ricordano con simpatia.

Erano e sono belle esperienze: i Campi Scuola con tanta avventura, le feste, gli incontri, i convegni con altri giovani, l’attività, l’escursioni, le gite, le chiacchierate, la stessa preghiera: Nulla è finito; ora più che mai l’Oratorio deve essere vivo ed operante nella vita pollentina e della nostra Comunità. Ci sono tante attività, come ci sono molte persone, locali e strutture che ci permettono tanto, ma è sempre più necessaria la voglia di fare e di far muovere e strizzare i cervelli.

Anche al nostro Oratorio si addice la bell’immagine di PAPA GIOVANNI XXIII: «La fontana del villaggio». Qualche persona non si vede più, pazienza! Tanti genitori, ex oratoriani, lo snobbano, pazienza! Tanti “Progetti Giovani”, Centri Sociali e fiumi di soldi buttati al vento e spesso a danno degli stessi giovani, non pazienza, certe cose non si possono tollerare!
Si sta diffondendo lo stile della toccata e fuga, dei lampi, delle meteore, oltre a quello, sempre attuale, del far fare, desiderando solo di apparire.

Le cose belle non s’improvvisano, non si fanno per pubblicità o per concorrenza; nessuno te le regala. Le cose belle si inventano, si costruiscono con tanta pazienza, tanta perseveranza, tanta grinta, tanto coraggio, tanta fiducia nel buon Dio e pagando sempre di persona.

Il nostro Oratorio è pieno di questi valori; per questo, con molta fatica e molte difficoltà, è presente con alti e bassi, ma sempre di più a servizio di tutta Pollenza. Continueremo, aspettando molti altri.

Grazie a chi da tanti anni dà più mani e ai nuovi collaboratori con l’augurio che non si stanchino. È una meravigliosa realtà che come il sottobosco cresce, ma spesso non ce ne accorgiamo.

Abbiamo un progetto, ma anche uno stile: Liberi nello spazio immenso; per questo non siamo legati a nessuno e non vogliamo legarci a nessuno pur rispettando e apprezzando tutti, vogliamo essere presenti e servire, accettiamo aiuti e collaborazione e vogliamo aiutare e collaborare con tutte quelle persone che cercano il bene dei ragazzi, dei giovani e delle famiglie.

Può essere visto come un insieme di quattro luoghi metaforici che sono anche quattro modi per vivere il rapporto educativo: casa che accoglie, chiesa che evangelizza, scuola che avvia alla vita, cortile per incontrarsi e vivere da amici: casa, scuola, chiesa, cortile.

Educare ancora come don Bosco. Oggi in molti ragazzi e giovani c’è il desiderio di trovare “ambienti” in cui farsi degli amici, sentirsi accolti e valorizzati, costruirsi insieme una nuova cultura della vita.

In un contesto sociale e culturale in cui i giovani crescono, oggi molto più esigenti di ieri, più aggressivi, più sicuri, più autonomi, la Parrocchia rinnova il suo Credo nell’Educazione ispirata alla fede in Gesù e orientata dal Progetto Educativo di San Giovanni Bosco:

  • Per restituire ai giovani del nostro paese la gioia di vivere, la capacità di sperare, la forza dell’impegno,la qualità della vita.
  • Per restituire ai giovani e ai ragazzi un protagonismo responsabile realizzando con creatività le proprie aspirazioni più autentiche.
  • Mettendosi dalla parte dei giovani, portatori di istanze irrinunciabili di rinnovamento per la società e per la Chiesa.

*Parroco di Sant’Andrea a Pollenza

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