La conflittualità tra genitori e figli, in un mondo in cui i primi non accettano di invecchiare, mentre i secondi faticano a diventare adulti. E poi la droga, a generare un continuo cortocircuito in questo sistema che deraglia la vita invece di farla ingranare. Ospite dell’associazione culturale “Il Circolo del Villaggio”, il giornalista, vice direttore del Corriere della Sera, Antonio Polito ha preso parte all’incontro “Famiglia e droga: educare e prevenire”, promosso su queste tematiche al Teatro Don Bosco di Macerata, nella serata del 21 febbraio, e moderato da Giorgio Torresetti.

Macerata si è rivelata città complessa, se possibile ben oltre l’immediatezza dei fatti di cronaca emersi in un contesto degradato e non più “isola felice”: l’omicidio in città della 18enne romana Pamela Mastropietro e il ferimento di sei persone extracomunitarie dopo la folle corsa di Luca Traini, accusato di strage aggravata dall’odio razziale. Altra protagonista, oltre alla violenza e agli elementi che emergeranno grazie alle indagini delle Forze dell’Ordine, la droga.

«Un male di vivere dal quale si diventa schiavi», ha dichiarato in una recente intervista il responsabile della Pars, José Berdini (leggi qui), comunità di recupero dove la giovane Pamela era stata ospite prima di fuggire e trovare la morte in via Spalato 124. La stessa droga per la quale, citando ancora ma stavolta il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, si “inizia a morire” già da quando si pensa che questa possa risolvere i problemi che affliggono l’esistenza (qui).

“Riprendiamoci i nostri figli”, ultima fatica di Polito, si inserisce in questo panorama educazionale affrontato in un Don Bosco gremito, evidenziando ulteriori aspetti: «Noi diciamo ai nostri figli di studiare e la scuola li promuove anche se non studiano – ha affermato il giornalista -; ci raccomandiamo di non fare uso di droghe e le star dei social sdoganano lo spinello libero. Noi li invitiamo a non buttare i soldi dalla finestra e i loro amici comprano tutto ciò che vogliono; insistiamo perché leggano e la tv li spinge a tornare analfabeti».

È necessaria perciò un’educazione posta come “aiuto ai giovani”, come ha spiegato ancora lo stesso Polito, «strumento per affrontare con maturità e consapevolezza i casi della vita», perché «dentro questa crisi dell’educazione c’è anche il senso di questo aumento delle dipendenze di ogni genere». Da quì la fatica a diventare “adulti”: «C’è un progetto, che si avvale delle nuove tecnologie, che contesta la validità dell’educazione, così che i giovani rimangano simili al “buon selvaggio” di Rousseau – ha precisato -, un progetto che considera la gioventù come il momento più schietto della spontaneità e della capacità di autodeterminarsi. Sappiamo però come non sia così: si tratta di un’idea della nostra epoca che serve forse a trasformare i giovani in consumatori, cosa da non sottovalutare, ma è un grave errore culturale».

Il servizio completo in onda nel telegiornale di Emmetv, canale 89, in onda il 22 febbraio nelle edizioni delle 19.40, 20.40 e 22.40.

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