Dalla lectio del nostro Vescovo è bello sottolineare come la Parola di Dio sia viva e vitale. Gli episodi del Vangelo di Marco che sono stati presi in considerazione si spiegano in maniera vicendevole e mostrano come la Parola sia viva e questo non capita solo con i brani presi in esame. Altra conferma della vitalità della Parola è la forza con cui spiega ciò che quotidianamente celebriamo nella messa. Gesù ci guida tramite percorsi misteriosi per farci comprendere il senso della pasqua, il passaggio e il salto di qualità che egli fa compiere ai riti che passano dall’essere “esercizi di religione” a momenti in cui la nostra fede viene stimolata, smossa. Il Dio di Gesù Cristo non vuole essere distante dall’uomo, rinchiuso nel tempio. Il Dio di Gesù Cristo entra nella storia dell’uomo e la salva.

Altro insegnamento che il vescovo ci ha fornito è che per capire il senso di una cosa andiamo alle sue origini, vediamo da cosa nasce, scopriamo l’intenzionalità che c’è alla sorgente. Della cena di Betania il vescovo evidenzia due aspetti. Il tema della cena è un complotto che i nemici di Gesù organizzano per catturarlo. Da sottolineare che oltre ai farisei, nemici giurati di Gesù, al complotto partecipano anche i suoi amici (Giuda). Sia amici che nemici pensano di poter disporre della vita di Gesù, di poterla orientare. Non può essere così e quante volte anche noi cadiamo nella tentazione di poter orientare a piacimento la nostra vita o le nostre scelte di fede quando dovremmo sapere che è Dio che porta avanti la storia. Altra sottolineatura è quella del profumo, troppo prezioso secondo i discepoli ma gesto esaltato da Gesù come esemplificazione della logica del dono, dell’amore che va oltre i limiti. Tutto questo ci aiuta a comprendere la passione di Gesù che altro non è che un eccezionale dono d’amore.

Della cena pasquale il Vescovo pone luce su come Gesù con i suoi discepoli celebrano la cena ebraica che ricorda il passaggio del mar Rosso, il passaggio dalla libertà alla schiavitù, ma come spesso accade, Gesù abita la storia e la trasforma. Innanzi tutto Gesù celebra la Pasqua non all’orario consueto, non nel luogo consueto. Vuole dare un segnale di rottura con chi ha trasformato la religione in un sistema elitario e chi vive il tempio come un mercato. Inoltre anche le pietanze della cena sono diverse perché nella cena pasquale di Cristo manca l’agnello perché da quel momento in poi l’agnello pasquale è Gesù stesso, sacrificato una volta per tutte. Poi il vescovo si sofferma sul rito di accoglienza dello spezzare il pane e sulle preghiere di benedizione del pane e del vino che venivano recitate nell’occasione: «benedetto sei tu Signore dio dell’universo che fai uscire il pane dalla terra», «Benedetto signore nostro Dio re dell’universo che crei il frutto della vite».

La nostra messa nasce da qui, da queste preghiere. Il Signore ha donato il pane e il vino e noi sull’altare li restituiamo. Poi Gesù alla struttura di queste preghiere ha aggiunto quelle frasi particolari… «questo è il mio corpo prendetelo», «questo è il sangue versato per molti». Gesù si fa nutrimento, forza (il pane) e si fa garante dell’alleanza (sangue) tra uomo e Dio basata sulla misericordia (Padre perdona loro…)

L’ultima sottolineatura del vescovo è sul digiuno. Dall’interpretazione di alcuni versetti del brano si può pensare che Gesù abbia preparato la Pasqua digiunando. Nella nostra cultura il digiuno ha assunto significato di morte, ma per noi cristiani dovrebbe significare un ardente desiderio. Gesù ha digiunato perché desiderava ardentemente salvare l’uomo e la riflessione si è conclusa proprio con l’invito a vivere la celebrazione della messa con questo stesso desiderio: passare da questo mondo al Padre donando la vita come Gesù.

Ecco il video integrale del Quaresimale

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