Il cammino di formazione missionaria continua, per il gruppo di ragazzi che si stanno preparando ad esperienze di missione in terra d’Africa, nella giornata di sabato 3 marzo presso i locali dell’Istituto Salesiano di Macerata. Ad essere affrontati sono stati i temi dell’emigrazione e dell’ospitalità.

I fatti che hanno colpito la nostra città ci hanno spinto in questo tempo a riflettere sulla reale possibilità di incontro tra culture, a partire dagli stati d’animo di incertezza, di paura, anche di rabbia e magari di chiusura, che sono emersi e si sono palesati dopo la sparatoria di Traini, con i successivi sciami fascisti e di seguito antirazzisti. Questi stati d’animo spesso ingabbiano e alimentano tristezza, delusione, rassegnazione e mille dubbi anche dei benpensanti, con la conseguente difficoltà a ristabilire degli equilibri interiori, se ciò che ci circonda non parla e racconta anche di buone prassi di accoglienza, dove ospitare l’altro è una ricchezza e una crescita umana e valoriale per chi accetta la “sfida”.

Si può scegliere di andare verso altri paesi, più o meno lontani mossi dal desiderio di bene e di conoscenza, come quando si parte in Missione, e c’è pure la possibilità di spingersi semplicemente fuori dalle proprie case e guardarsi giusto intorno nelle strade, nelle piazze vicine, per incontrare un altro diverso da noi e con lui la propria storia.

Si può scegliere di non agire come colui che “guarda e passa”, ma di vedere oltre, andare un po’ più a fondo, per comprendere che chi arriva nel nostro Paese non è una categoria, non è un entità astratta nominata da televisioni e giornali, ma ha un volto, ha un vissuto, ha un nome, quello che Dio gli ha dato, come pure a ciascuno di noi. Ha magari delle cicatrici nell’anima e dei desideri nel cuore… proprio come ognuno. Ha la speranza di migliorare la propria vita, di costruire o ricostruire il proprio futuro… e anche in questo possiamo ritrovarci. Camminando per la città di Ponferrada sul cammino di Santiago, compare un murales con su scritto : “La unica raza es la humana”, proprio a sostenere che la nostra umanità ci accomuna tutti, e questo sembra costituire una verità.

Si possono pertanto lasciare andare anche i “però” che il periodo storico vivente ha provocato rispetto alle tematiche dell’immigrato e dello straniero, per credere che l’incontro può essere concreto e che, oltre al male dello spaccio e delle cattive politiche nell’organizzazione delle accoglienze, c’è anche un bene che può partire nel singolo, prima di tutto dalla caduta dei pregiudizi e della paura, e dall’apertura fiduciosa.

A parlarci in tale occasione di una prassi positiva di ospitalità è Annalisa, che con l’associazione Refuges Welcome sta promuovendo esperienze in cui ragazzi che hanno ottenuto permessi regolari a stare in Italia, ma usciti dai progetti protetti, sono inseriti all’interno di una famiglia ospitante locale, per un tempo necessario al raggiungimento di un’autonomia di base in termini di lavoro e abitazione. Il questo periodo i ragazzi vivono la realtà famigliare e possono entrare in contatto con i modi e le regole della nostra cultura, sperimentare una spazio di reale scambio, evitare di intraprendere vie di illegalità e degrado. L’esperienza di condividere la propria casa e famiglia con un rifugiato politico o richiedente asilo, diventa una restituzione in termini di accoglienza ricevuta in terrà africana, per chi ne ha fatto esperienza, e la testimonianza che si possono superare insieme quel mare di difficoltà che spesso poniamo avanti a tutto.

Perché c’è anche un altro mare: quello che popoli tenta di attraversare tra mille onde avverse, quello che nonostante sia fatto di acqua e sale in molti casi apre nuove ferite anziché lenire quelle passate… fino allo sbarco. E quello che accade dopo dipende un po’ anche da noi, da quanto nella fatica che ogni incontro crea, sapremo provare quantomeno a togliere il giudizio e ad accettare una terra che è Madre di tutti per riflettere su quello che vorremmo consegnare a chi è ospite “in casa d’altri”, quasi come a pensare a quello che vorremmo fosse fatto a noi.

Il prossimo incontro sarà sabato 24 marzo alle 17 presso la Casa Salesiana di Macerata.

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