di Irene Serafini

L’ultima tappa che i nostri nuovi occhi hanno compiuto ci ha portato alla Domus di San Bonfilio di Cingoli, per un fine settimana fatto di condivisione, di silenzi e di vita. Il percorso intrapreso mesi fa, di cui vi abbiamo parlato nei precedenti articoli, sta ormai volgendo al termine e per la prima volta abbiamo deciso di trascorrere un tempo più lungo e più intimo insieme.

Siamo partiti sabato 23 aprile e abbiamo fatto ritorno l’indomani, dopo aver trascorso delle ore estremamente intense, con gli altri compagni di questo viaggio, con noi stessi e con le persone che hanno fatto parte del nostro cammino seppur per brevi attimi. Fare un resoconto cronologico di questi due giorni è pressoché impossibile, perché ogni singolo istante è stato carico di una tale importanza da non permettere una descrizione distaccata, imparziale quasi giornalistica. Dunque, questa è la mia esperienza, queste sono le mie emozioni, questo è il mio racconto, necessariamente filtrate dalla mia anima e dalla mia voce.

Un fine settimana carico di contenuti. La sensazione che mi ha lasciato dentro, una volta fatto rientro a casa, è stata una combinazione di serenità, di tranquillità, di felicità ma allo stesso tempo di malinconia perché quel tempo, trascorso così velocemente, era già finito.

Non è qualcosa che si riesce a spiegare a parole, ma è come se mi fossi sentita piena dentro, come se il mio corpo fosse stato abitato da uno spirito nuovo, diverso, infilato in quelle molecole e in quelle cellule che fino a quel momento erano rimaste vuote. Per la prima volta ho sentito il cuore pieno e la mente vuota, in un generale senso di benessere quasi etereo. Ma andiamo per gradi. Partiamo da sabato.

Ci siamo trovati a Villa Potenza per partire tutti insieme con le macchine. Avevamo con noi i viveri per la cena e per la colazione, i sacchi a pelo e tanta voglia di stare insieme per un tempo più lungo delle solite tre ore dei precedenti incontri. Partiti alla volta della nostra destinazione, San Bonfilio di Cingoli. Abbiamo fatto una tappa intermedia presso l’Avenale, dove ci hanno accolto per una graditissima merenda Suor Emanuela e Suor Cecilia. Riprese le macchine, siamo arrivati in questo vero e proprio paradiso terrestre, una piccola isola felice, un posto in cui di fronte a cotanta bellezza non si può che rimanere in silenzio ad ammirare il miracolo della natura. Ci siamo subito dedicati ad un tempo di riflessione individuale e di gruppo rispondendo a tre domande: cosa provo, cosa desidero e cosa penso. Alla fine di questo cammino, diffuso era l’entusiasmo di trovarci esattamente dove volevamo essere. Abbiamo condiviso i nostri pensieri, ma anche i nostri dolori. Ed è proprio quando ti lasci andare e metti a nudo la parte più fragile di te che senti di avere di fronte persone di cui ti puoi fidare, perché infondo gli stai dando una parte del tuo cuore. Magari quelle persone solo pochi mesi fa erano degli estranei, mentre ora puoi iniziare a pensare che siano diventati dei nuovi amici.

Terminata l’attività, Don Flaviano ci ha accompagnati nella liturgia. Abbiamo deciso di celebrare la messa all’aperto, predisponendo un altare come meglio potevamo. Abbiamo messo delle sedie in cerchio e con il tramonto che ci accompagnava ci siamo avvicinati con il cuore al Signore, finché le stelle e la luna non hanno poi preso il posto del sole.

Arrivato così il momento della cena, tra una chiacchiera e una risata e l’altra, ci siamo tutti dati da fare dividendoci i compiti. È stato un bel momento di squadra. Forse uno dei più belli del weekend, perché un semplice e meccanico gesto, quale è quello di preparare la cena, se diviso e condiviso, ti dimostra che ogni cosa, se fatta insieme agli altri, non può che essere più bella. Prima di coricarci, per la prima volta ho avuto il piacere di fare l’esperienza dello stretching dell’anima, nel quale siamo stati introdotti con la lettura di uno stralcio dell’esortazione di Papa Francesco “Gaudete et exultate”. Ad accompagnarci le parole di Don Flaviano che poi ha ripreso la macchina alla volta di Macerata, lasciandoci, con grande dispiacere, da soli.

L’indomani mattina, dopo una bella e abbondante colazione con ogni ben di Dio (da sottolineare le squisite crostate che Stefania ci aveva preparato con tanto amore), e dopo le lodi, siamo partiti alla volta del Convento delle Suore a Cingoli, dove ci hanno accolto Suor Giovanna, Suor Veronica e Suor Lucia. L’esperienza di domenica è stata una delle più toccanti ed intense della mia vita. Sia per il momento di riflessione della mattina che per il tempo di condivisione del pranzo e del primo pomeriggio con le suore e con i bambini ospitati. Il convento infatti è una casa di accoglienza per donne in difficoltà e bambini abbandonati dalle loro madri. Fare la loro conoscenza e relazionarci con una realtà così delicata, lontana dal vissuto di ognuno di noi magari, ma molto vicino -verosimilmente – a quello di cui faremo diretta esperienza in Africa, ci ha quasi preannunciato lo spaccato di vita che ci aspetta in Togo.

Se dunque la mattina è stata caratterizzata da un lungo momento di introspezione e riflessione individuale, nel quale ci ha guidati Suor Giovanna, con la lettura e il commento del brano “Stai con me” di Lc 9, 51-52, il pranzo e il pomeriggio sono stati all’insegna della condivisione, della convivialità e dello stare insieme per confrontarci gli uni gli altri. Dopo pranzo infatti, ci siamo messi al sole in ascolto della testimonianza della giovanissima Suor Veronica, che ci ha raccontato la sua missione quotidiana nel Convento.

Con un graditissimo ed originale dono fatto da Annamaria, Alessandra e Leonardo ci siamo salutati, e abbiamo ripreso le macchine alla volta di Macerata, con un grande dispiacere nel cuore per la fine arrivata troppo presto del weekend insieme.

Raccontare le attività fatte insieme e il clima sereno, disteso e divertito che si respirava nel gruppo non renderebbe la dovuta giustizia a quello che abbiamo vissuto. Come tutto, neanche le emozioni provate sono descrivibili a parole e farlo sarebbe riduttivo. Quello che però ci tengo a fare è ringraziare tutti i compagni di questa avventura iniziata qualche mese fa perché hanno reso speciale non solo il fine settimana a Cingoli, ma tutto il cammino. Il tempo del weekend però è stato importante. Importante perché per la prima volta abbiamo vissuto insieme un periodo lungo, abbiamo assaporato cosa significa davvero stare insieme. Forse era proprio arrivato il momento di viverlo un tempo così. E tanto siamo stati bene che avrei voluto che il tempo si fermasse.

Il prossimo appuntamento è per mercoledì 16 maggio ore 21.30 alla Parrocchia di San Francesco. Gli incontri stanno terminando e l’Africa è sempre più vicina.

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