Sabato 26 maggio alle nove è iniziata la Giornata di Studio del Centro Studi Storici Maceratesi dedicata alla “Devozione e pietà popolare nelle Marche”.

La sala convegni del convento dei Cappuccini di Recanati ha ospitato l’evento ideato da padre Floriano Grimaldi della comunità dei Cappuccini di Recanati in collaborazione con la Biblioteca Comunale e l’associazione “Casetta degli Artisti – Recanati”

Aprono la giornata i saluti di Alberto Meriggi e Donatella Fioretti del Centro Studi Storici Maceratesi ringraziando i convenuti. Le loro breve introduzione ricapitola la storia del Centro che ha prodotto oltre 53 convegni di studi dal 1965, anno della sua fondazione.

Il primo contributo è offerto dal vescovo di Macerata Nazzareno Marconi: nella sua comunicazione “Indicazioni teologiche per una corretta devozione e pietà popolare cattolica” affronta il tema complesso del rapporto fra la devozione popolare e la liturgia anche in base alle innovazioni introdotte dal Concilio Vaticano Secondo. Le parole del vescovo ricordano che la pietà popolare non è un problema ma una “tesoro”.

Il secondo intervento “Francescani nelle Marche: diffusione, devozione e sperimentazione”, del professor Roberto Lambertini, puntualizza il ruolo delle Marche nella diffusione del francescanesimo, raccontandoci che nel Basso Medioevo nella Marca Anconitana si contavano oltre ottanta conventi francescani, tendenza accentuata con le riforme che ha portato alla presenza, soprattutto in Umbria e nelle Marche, dei padri Conventuali, dei Minori Osservanti e infine, dal Cinquecento, dei Cappuccini. La fondazione di così tanti conventi proprio nelle Marche, continua Lambertini, è dovuta alla grande devozione che i marchigiani avevano per San Francesco, richiedendo spesso la presenza dei frati francescani nelle loro città, piccole e grandi.

Padre Floriano Grimaldi, archivista emerito della Santa Casa di Loreto, racconta con le immagini e le parole “La Madonna di Loreto e la collezione delle medaglie di Montegiberto”. Le sue parole iniziano con una puntuale rassegna degli oggetti devozionali nella storia del pellegrinaggio lauretano per giungere alla collezione di medaglie votive di Montegiberto, con la descrizione a titolo esemplificativo di alcune. La secolare tradizione devozionale lauretana, nelle medaglie della collezione, si arricchisce dell’immagine votiva di San Benedetto.

Segue il saluto del sindaco di Montegiberto a precisare le circostanze che hanno portato nel paese fermano la straordinaria collezione di oltre diecimila medaglie religiose, donate da Siro Ciarrocchi. La professoressa Elisabetta Gulli Grigioni, che non ha potuto essere presente, ha inviato la sua relazione “Medaglie e medagliette tra devozioni tradizionali sette-ottocentesche e tendenze abusive di moda attuali” letta da Donatella Fioretti con l’ausilio di alcune immagini. L’intervento ci conduce alla Grande Guerra e agli oggetti devozionali di protezione dal pericolo, spesso realizzati con oggetti d’uso e figure religiose dai soldati stessi, richiamando sfumature sociologiche e di psicologia di religiosità.

Conclude la giornata l’intervento puntuale del professor Marco Moroni. “Forme devozionali degli immigrati slavi e albanesi nella Marca del Quattrocento” è il titolo del suo contributo sul tema delle confraternite fondate dagli immigrati dai Balcani nella Recanati del Quattrocento. In particolare si sofferma a raccontarci delle confraternite di Santa Venera e San Biagio, dedicate a santi delle loro terre di origine nel tentativo di facilitare con la spiritualità l’integrazione con i recanatesi del tempo. Questo anche in seguito delle reazioni non sempre positive all’immigrazione e che portarono, talvolta, a bandi di espulsione

Al termine della mattinata il padre Guardiano del Convento dei padri Cappuccini di Recanati ringrazia i presenti, che nel frattempo hanno riempito la sala. Non è casuale che si parli di devozione popolare nel 2018 in un convento dei cappuccini, ordine mendicante e orientato alla predicazione popolare. In un mondo spesso cinico e insensibile, parlare di devozione popolare apre a nuove prospettive di spiritualità. Proprio la visione storica del convegno recupera i temi della religiosità della gente comune, liberando l’idea stessa di devozione da troppi pregiudizi e fraintendimenti.

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