“C’è una schiavitù che incatena più di una prigione, più di una crisi di panico, più di una imposizione di qualsiasi genere: la schiavitù del proprio ego”. È il monito del Papa, che nella catechesi dell’udienza di oggi ha poi spiegato, a braccio, in cosa consista questo tipo di schiavitù molto diffusa: “Quella gente che sembra che tutta la giornata si sta rispecchiando nello specchio per vedere l’ego, e il proprio ego ha una statura più alta del proprio corpo. Sono schiavi dell’ego”. L’ego, infatti, per Francesco “può diventare un aguzzino che tortura l’uomo ovunque sia e gli procura la più profonda oppressione, quella che si chiama ‘peccato’, che non è banale violazione di un codice, ma fallimento dell’esistenza e condizione di schiavi”. “Il peccato, alla fine, è dire e fare ego”, ha sintetizzato il Papa ancora a braccio: “Voglio fare questo, questo, questo, e non mi importa se c’è un limite, se c’è un comportamento, e neppure non m’importa se c’è l’amore. Questo è peccato”. La “vera libertà”, ha spiegato infatti Francesco, non consiste soltanto “nella possibilità di scelta”, che “è una parte della libertà, e ci impegniamo perché sia assicurata ad ogni uomo e donna”. “Ma sappiamo bene che poter fare ciò che si desidera non basta per ad essere veramente liberi, e nemmeno felici”, ha proseguito il Papa: “La vera libertà è molto di più”.

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