Se ne va lentamente Margherita, dopo l’ultima preghiera della sera, la Compieta. L’aiutano a scendere le poche scalette che dal coro portano nel lungo corridoio. Come sempre le auguro la buona notte e lei mi risponde con un sorriso.

Tutte le volte che entro in chiesa per salutare il Mistero Nascosto, rivelato solo da quella piccola e fioca luce rossa, la trovo lì seduta e ricordo la frase di un grande teologo: «Gli innamorati non hanno bisogno di parlare, basta loro sedere insieme».

Non so da quanti anni ormai conduce questa vita claustrale, ma so che ha tanto lavorato e tanto sofferto.

Quando era bambina era molto povera e la mamma la inviava a Messa per pregare affinché il Signore desse a tutta la famiglia il pane. Un giorno la maestra, insospettita da queste assenze e ritardi mattutini, indagò e capì. Chiese allora a tutti i compagni di regalare a Margherita caramelle che lei scambiava per il pane molto più necessario per la sua famiglia. Quando un giorno il papà si ammalò, non avendo di che coprirlo, andarono nella stalla delle mucche, presero la paglia, con quella cercarono di riscaldare il corpo riarso dalla febbre.

Poi giunse per Margarita la decisione di entrare in Monastero. Qui con rigore e passione s’immerse nella vita di preghiera e lavoro. Condusse la sua esistenza nella semplicità, compiendo puntualmente i suoi compiti e i suoi impegni di monaca. Trascorse gli anni tra i fornelli e ad accudire le monache più anziane e ammalate.

All’inizio quando l’ho conosciuta ancora aiutava in piccoli servizi: spazzava il refettorio, aiutava a pulire le verdure, poi pian piano non ce l’ha più fatta e ora si limita a pregare e spargere sorrisi.

Nonostante l’età e i problemi di deambulazione è attenta a tutto, si accorge di tutto come se avesse occhi e sguardi speciali. Un’assistenza particolare dello Spirito che la fa camminare oltre i confini del Monastero e pregare per tutta l’umanità.

Ha un semplice punto di riferimento, Gesù Crocifisso, se Lui ha tanto sofferto sulla Croce, come non possiamo piangere per i nostri peccati ma soprattutto come non accettare le piccole contrarietà della vita? E tutto riporta a questa unica verità: la Croce di Gesù che ci salva e a cui dobbiamo aderire. Spiega tutto in modo chiaro e in perfetto dialetto marchigiano. Lei, infatti, non parla altre lingue, nemmeno l’italiano.

Molto spesso guardandola così quasi rannicchiata in quel banco, mentre sgranella lentamente il rosario, penso che il Signore le ha dato il dono del discernimento e sono sicura che, nonostante l’età, se un professore le facesse un esame, otterrebbe un dottorato in teologia a pieni voti. Importante però che il professore sappia alla perfezione il dialetto, altrimenti sarebbe spiazzato.

Quando si parla di mancanza di vocazioni e della “notte oscura” della vita religiosa penso a lei.

Se ogni persona vivesse alla perfezione il suo Carisma, se sapesse come Margherita essere fedele, non ci dovremmo preoccupare più di tanto, infatti: 1Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella».

In questa epoca che non ha più fame di pane, quello vero, è anche difficile suscitare la fame del Pane che non muore.

Oggi nessuno si assenta dalla scuola per chiedere il pane al Signore. Ma quante persone nel mondo intero, in luoghi sperduti, non solo non vanno a scuola, ma hanno fame di pane. Allora quando allarghiamo i nostri orizzonti e i nostri confini, restringiamo senza dubbio il nostro smodato bisogno di emergere, la nostra tentazione, sempre all’agguato, di autoritarismo e la moda d’inventare cose nuove.

Cristo lì su quel monte ha assunto la disperazione di tutti gli emarginati della terra, di tutti gli affamati di pane e di giustizia. Fino a quando questa sofferenza è presente e perdura, Lui non si schioda da quella croce. Non è solo il prigioniero per amore in uno scrigno chiuso, il mistero nascosto e rivelato da una semplice e nuda fiammella rossa, ma è anche il mistero donato a tutti gli uomini per i quali ha versato il suo sangue.

Margherita ha compreso questa essenzialità. Quando prima dei vespri la trovo seduta vicino alla porta a godersi quel pezzetto di cielo che la natura elargisce in abbondanza a tutti noi, ho la sicurezza che “la notte oscura” un giorno sarà squarciata da un sole radiante. Occorre assomigliare un poco a lei che vive, prega e soffre per il suo Gesù Crocifisso.

M.L.R.

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