Questo povero grida e il Signore lo ascolta (Sal 34,7) è il tema della seconda giornata mondiale dei poveri che la Chiesa universale celebra domenica 18 novembre 2018.

«Le parole del Salmista – scrive papa Francesco nel suo messaggio – diventano anche le nostre nel momento in cui siamo chiamati a incontrare le diverse condizioni di sofferenza ed emarginazione in cui vivono tanti fratelli e sorelle che siamo abituati a designare con il termine generico di “poveri”. Chi scrive quelle parole non è estraneo a questa condizione, al contrario. Egli fa esperienza diretta della povertà e, tuttavia, la trasforma in un canto di lode e di ringraziamento al Signore. Questo Salmo permette oggi anche a noi, immersi in tante forme di povertà, di comprendere chi sono i veri poveri verso cui siamo chiamati a rivolgere lo sguardo per ascoltare il loro grido e riconoscere le loro necessità»

In questa settimana, la Caritas Diocesana, si attiva per la sensibilizzazione le diverse comunità creando momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto.

Questi alcuni appuntamenti importanti:

Mercoledì 14 novembre, alle ore 10:30 al Cinema Excelsior, l’incontro “Il conflitto va abitato. Costruire insieme la pace un primo momento rivolto a tutti gli studenti delle scuole superiori di Macerata in collaborazione con l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Un appuntamento per promuove la giustizia sociale e la pace con la testimonianza dei volontari dell’“Operazione Colomba”, il Corpo Nonviolento di Pace che condivide con le vittime dei conflitti la povertà delle situazioni di emergenza, le paure e i rischi della guerra e attraverso concrete azioni non violente protegge i civili indifesi e crea spazi di dialogo e riconciliazione tra le parti.

Sabato 17 novembre, alle ore 9:30 al Seminario regionale di Ancona, sarà presentato a tutta la comunità ecclesiale e civile il “Dossier Regionale delle Caritas diocesana 2017”. Il Dossier ci offrirà un’analisi dei bisogni rilevati a tutto il 2017 dalle Caritas diocesane delle Marche, così da potersi tradurre in azioni concrete quali ad esempio la capacità di attuare una relazione d’aiuto, curarne la qualità, riconoscerne e valorizzarne il senso per la comunità religiosa e civile. Partire dai numeri per arrivare ad avere al centro l’essere umano, la sua piena realizzazione, il suo benessere, la sua felicità può e deve essere la cifra che contraddistingue il senso di un lavoro. Non punto di arrivo quanto strumento, punto di partenza che si rinnova per sempre nuove azioni di vera carità e giustizia.

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