di Maria Chiara BIAGIONI
Nonostante la fumata nera, “la speranza non muore”. Mantiene uno sguardo positivo mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon (Corea). Raggiunto telefonicamente dal Sir in Corea, il vescovo commenta subito: “Mi dispiace. Mi aspettavo che i due leader potessero arrivare ad un accordo. Ma così non è stato. Seguendo, però, le notizie e, soprattutto, la conferenza stampa del presidente Trump, posso dire: c’è speranza. Sempre. Mai la speranza deve venire meno”. A dare la notizia ufficiale che “nessun accordo è stato raggiunto” al summit di Hanoi tra il presidente Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un è stata la Casa Bianca, aggiungendo però che le riunioni sulla denuclearizzazione continueranno in futuro. Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha lasciato subito il Metropole Hotel, mentre il presidente Trump in una conferenza stampa ha detto: “Abbiamo avuto un tempo molto produttivo, c’erano diverse opzioni ma questa volta abbiamo deciso che non era una buona cosa firmare una dichiarazione congiunta al summit”. Il “nodo” della questione sono state le sanzioni e sebbene le “differenze siano state ridotte” – ha spiegato Trump – il leader nord-coreano Kim “ha una certa visione che non coincide con la nostra”.

Il vescovo di Daejeon ha apprezzato il tono del presidente Usa. “Ha usato un linguaggio positivo in conferenza stampa. Non ha espresso alcuna condanna verso il suo interlocutore sottolineando piuttosto un clima d’incontro e condivisione che c’è stato. Il processo è lungo e richiede tempo, richiede sempre più dialogo. La speranza è sempre nel dialogo più che nei risultati”. Mons. Lazzaro You osserva anche che forse sull’esito del summit hanno influito le accuse lanciate a Trump dal suo ex legale Michael Cohen dinanzi al Congresso proprio nelle stesse ore del vertice di Hanoi. Insomma, i colloqui non si sono svolti in un clima sereno. “Prego – aggiunge il vescovo – perché Dio vuole che il processo di pacificazione vada avanti. Ed è questa la nostra speranza”.
Mons. You ricorda anche che lo stesso segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, qualche giorno fa aveva detto che il vertice di Hanoi non poteva essere risolutivo e che altri passi in avanti erano necessari per arrivare alla denuclearizzazione della Corea del Nord. “Sono parole che aprono le porte, che dicono che il canale del dialogo non si è interrotto ma continua. Fino ad oggi, attraverso il dialogo i due interlocutori si sono confrontati e capiti nelle loro rispettive posizioni e questo è un grandissimo risultato. Quando c’è dialogo, la speranza non muore. Il dialogo è sempre una esperienza positiva”. Il vescovo conclude la sua analisi ricordando un proverbio coreano: “Quando si è in groppa a una tigre, si corre veloce, non si può che andare avanti, perché se si cade o si scende, si può anche morire”.

US President Donald Trump (L) and North Korea’s leader Kim Jong Un (2nd R) hold a bilateral meeting during the second US-North Korea summit at the Sofitel Legend Metropole hotel in Hanoi on February 28, 2019. (Photo by Saul LOEB / AFP)

“Kim Jong-un e Donald Trump sono entrambi saliti in groppa ad una tigre. Se cadono, si fanno molto male. Significa che il processo da loro avviato deve andare avanti in ogni caso e che indietro non possono più tornare”.

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