La notizia è rimbalzata su tutti i mezzi di comunicazione. Per me è stata improvvisa, inaspettata e stasera mentre camminavo tra la folla mi sono domandata perché proprio a Loreto e perché in questo particolare momento che la Chiesa sta attraversando.
Certamente un motivo c’è, ed è molto concreto: a Loreto il Papa firmerà l’Esortazione
post-sinodale sui giovani. Ma la firma poteva essere fatta in qualsiasi luogo. Perché Loreto?
Al di là delle risposte che i mezzi di comunicazione ci propinano ogni giorno, io ne
ho cercata una molto più semplice, come semplice fu la richiesta di Andrea, un
bambino che in un pellegrinaggio dell’Unitalsi con una lettera fece arrivare al Santo
Padre questa richiesta: “Caro Papa, ti scrivo: perché non vieni a Loreto?”.
Il Papa rispose con un’altra lettera: “Grazie per l’invito che mi hai fatto a venire in
pellegrinaggio con voi… Un proverbio dice ‘mai dire mai’ e quindi affidiamo alle
mani della Provvidenza questo sogno”.
La venuta di Papa Francesco a Loreto è forse anche legata alla realizzazione di questo
sogno. Ma oltre a questo particolare contingente, di per sé anche commovente, vorrei
aggiungere alcune motivazioni che ci dovrebbero far riflettere sulla particolarità del
Santuario di Loreto.
Possiamo affermare che a Loreto non vi sono stati eventi speciali, come a Lourdes o a
Fatima, dove la Madonna è apparsa, ha parlato e ha lasciato dei messaggi:
avvenimenti straordinari che vanno al di là del nostro comune sentire. A Loreto,
come affermava San P. Pio da Pietrelcina, “la Madonna passeggia nella S. Casa”. Un
luogo quindi che nei secoli, oltre a rappresentare per gran parte del mondo cristiano
un frammento di quella terra dove Gesù ha vissuto, camminato, gioito, amato… è
morto e risorto, è il segno di una quotidianità dove una donna – Maria – insieme a
Giuseppe, ha cercato di portare a compimento la grande e quasi insopportabile
responsabilità di educare il Figlio di Dio.
In quelle pareti annerite dal tempo vi è tutta la storia familiare di una vita vissuta
nella semplicità fuori dai riflettori; tra di esse il Figlio dell’uomo, ha balbettato le
prime frasi, ha imparato a scrivere, a leggere, a fare il falegname. Una storia comune
di una famiglia, con i suoi problemi, le sue pene, le sue gioie, i suoi dubbi i suoi
drammi.
Questa è Loreto: quella parte della casa di Nazareth arrivata, per un volere a noi
sconosciuto, nella nostra terra, le Marche.
A Loreto, dunque, niente di straordinario, ma tutto ordinario, familiare; niente di
appariscente, ma tanta profondità, come profondi sono i solchi che le ginocchia della
gente durante i secoli hanno scavato nel bordo di marmo che circondano la casa.
Segno di una fede che non si cancella, perché veramente non scritta sulla sabbia ma
sulla pietra.
Forse proprio per la semplicità di questo santuario un Papa altrettanto semplice, S.
Giovanni XXIII volle fare il suo primo viaggio in questo luogo: come per dire al
mondo intero che per iniziare a costruire la Chiesa occorrono dei gesti genuini e veri.
Gesti umili, come umile è stata la vita di Maria a Nazareth. Per la prima volta
dall’unità d’Italia un Papa varcava i confini del Lazio ripercorrendo i territori che
anticamente erano appartenuti allo Stato pontificio: questo pur breve percorso
ripristinerà l’antica figura del Papa pellegrino che i suoi successori porteranno poi a
pieno compimento ( https://biografieonline.it/biografia-papa-giovanni-XXIII).
Forse Papa Francesco, al di là delle dichiarazioni ufficiali – mi permetto di supporre –
ha seguito le parole di un suo predecessore che così ci parlava dell’esempio di
Nazareth- e di esempi oggi più che mai abbiamo bisogno, più che di maestri-.
La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè
la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a
penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del
Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza
accorgercene, ad imitare. Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere
chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in
mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma
ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo… (Dal discorso di Papa Paolo VI tenuto a Nazareth, 5 gennaio 1964).
Può darsi che Papa Francesco voglia confermare tutto questo visitando Loreto
all’insegna della massima sobrietà – come afferma il comunicato stampa – affinché da
una Chiesa credibile possiamo trasformarci in una Chiesa di credenti.

M.L.R.

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