Ogni giorno aprendo i giornali (per chi ancora li legge!) si “ascoltano” tante voci che ci chiamano e scuotono il nostro torpore.

Mi sorge una domanda! Quanto tempo, energie, risorse, entusiasmi impegnati spesso solamente all’ombra rassicurante dei campanili (o delle comunità e dei gruppi).
E passi per quelli che sono gratificati dal farlo.
Anche se dovrebbe suonare come un campanello d’allarme nel rilevare appagamenti e giustificazioni: perché se io sono e sto in una comunità o in un gruppo perché mi appaga e mi gratifica, sono e sto lì PER ME e non per il Vangelo.

Il che spiega, da solo, una bella fetta di incomprensioni, dinamiche bacate, rivalità, cordate etc. etc., tutte quelle situazioni che provocano dei mal di pancia e paturnie che serpeggiano dalle parrocchie ai movimenti. Il richiamo del “recinto” resta fortissimo, esclusivo.
Se poi passiamo dai gruppi per esempio agli “intellettuali”, ai giornalisti, agli opinion maker o come vogliamo chiamarli, la situazione resta immutata.
Si procede per schieramenti predefiniti (progressisti/conservatori per dire).

La risultante qual è di tutto questo? La situazione l’abbiamo tutti i giorni sotto il naso.
Un laicato cattolico spesso autoreferenziale, autocentrico, istericamente fissato sulle proprie questioni di lana caprina, incapace fondamentalmente di incidere sul resto del mondo e sulla realtà che li circonda.
Spesso creiamo polemiche nel 90% dei casi solo su polemiche e tempeste in bicchieri d’acqua.
Spesso la comunità cristiana sembra una riserva indiana minacciata dalla sua influenza e dalla sua irrilevanza. Il che non autorizza i piagnoni a versare lacrime per il mondo cinico e baro che ci emargina, ci isola, ci sbeffeggia e ci ignora.

I responsabili siamo noi che ci siamo isolati e ci rendiamo in pratica ignorati dagli altri.
Poco male, dico io. Se non fosse che noi, i cristiani, non siamo qui per contarci, fare gruppo, difendere valori, occupare posizioni, riscuotere rendite relative, pesare ed avere voci in capitolo sulle leggi…
Noi siamo qui perché Qualcuno ci ha piazzato gli occhi addosso, ci ha scelto e ci ha mandato. A chi?
Agli “ALTRI”.

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