di Daniele Rocchi

Una pedalata in bici per la libertà e la pace e rompere il silenzio che ruota intorno a ciò che sta accadendo al confine della Striscia di Gaza: ad organizzarla, il 17 maggio, è il Comitato giovanile di Gaza (Youth Committee), fondato nel 2010 da Rami Aman, ingegnere oggi 38enne, con lo scopo di collegare, attraverso la rete e i social media, i giovani di Gaza con i loro coetanei israeliani e spezzare così l’isolamento in cui vivono. Centocinquanta giovani, provenienti dai 5 governatorati della Striscia, pedaleranno dal centro di Gaza City, fino al confine con Israele, mostrando striscioni inneggianti alla pace e alla libertà. All’evento, che porta significativamente il titolo di “Freedom Marathon” (maratona della libertà) stanno lavorando anche altre organizzazioni e gruppi attivi all’interno della Striscia. Tutti con l’obiettivo dichiarato di far conoscere a quanta più gente possibile le azioni promosse dalla società civile gazawa per favorire la pace e la libertà per Gaza e per i “vicini israeliani”. Analoga pedalata avrà luogo, nello stesso giorno e nella stessa ora, sul lato israeliano del confine con Gaza. Ad organizzarla saranno giovani attivisti israeliani.

La maratona della libertà non è l’unica attività promossa dal Comitato giovanile di Gaza. Solo nell’ultimo anno si contano almeno 24 eventi di pace e di incontro. Tra questi, segnalano dallo Youth Committee, l’operazione “Claeaning the hate” (spazzare via l’odio) che ha visto giovani palestinesi e israeliani impegnati con varie attività nel campo del mutuo rispetto e della conoscenza. Lo scorso settembre è stata lanciata “Peace carpet” (tappeto di pace). I giovani gazawi, con il sostegno di donne israeliane, hanno distribuito nella Striscia e in Israele indumenti con messaggi e disegni di pace così da favorire relazioni durature e sostenibili. Altri progetti hanno coinvolto musicisti israeliani e giovani di Gaza. In un caso è stato preparato un video sulle note del famoso brano di Bob Marley, “One love”, intitolato “One Love… One heart”. Una delle azioni più eclatanti e significative del 2018 è stato il lancio, a ridosso del muro che segna il confine con Israele, da parte di 300 tra donne, uomini, famiglie, giovani e bambini, di 150 colombe dalla Striscia di Gaza verso Israele. Ogni colomba recava un messaggio di pace e di fratellanza diretto ai vicini israeliani. Tutto questo mentre si registravano scontri tra manifestanti palestinesi e Esercito israeliano per la Marcia del Ritorno. Le iniziative di pace del Comitato giovanile di Gaza non sono passate inosservate al Governo di Hamas, che controlla la Striscia. Rami Aman è stato interrogato più volte dalla polizia del movimento islamico che in alcuni casi ha bloccato anche delle manifestazioni pubbliche organizzate dal giovane per chiedere la fine della divisione tra le due fazioni palestinesi, Hamas e Fatah.

Ma c’è una iniziativa di cui allo Youth Committee vanno fieri: si chiama “Skype with your enemy” (Chiama il tuo nemico). Manar Sharif, siriana di Damasco, è arrivata nella Striscia di Gaza agli inizi del 2017 come volontaria per aiutare i bambini locali. Ben presto è entrata a far parte del Comitato e oggi collabora con Rami Aman in questa missione. “Il progetto – spiega la volontaria che cura anche la comunicazione del Comitato – è partito a gennaio del 2015 e continua ancora oggi. Ogni giorno dalla nostra sede di Gaza, grazie a Skype, palestinesi e israeliani si video-chiamano per parlare e conoscersi, andando oltre le ideologie, le incomprensioni e gli stereotipi. Si tratta di un’iniziativa che offre importanti opportunità a giovani e a organizzazioni di promuovere una cultura di pace e di incontro nelle rispettive società. Sono decine i gazawi e gli israeliani che da anni, ormai, riescono a parlarsi, scambiare opinioni e lavorare insieme.

Invece di maledire il proprio nemico, magari tramite Facebook, riescono a guardarsi in faccia e a dialogare scambiandosi le loro opinioni.

Così facendo non hanno più la sensazione di parlare con un nemico ma con una persona che conoscono e che hanno imparato ad apprezzare.

La gente di Gaza – conclude – è semplice e pacifica. Ciò di cui ha bisogno è che le venga data una chance di pace”.

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