“Anche oggi più di 10.000 giovani italiani partono ogni anno verso l’Australia con il visto vacanza-lavoro”. È quanto si legge nel volume “88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio”, a cura di Michele Grigoletti e Giuseppe Casarotto, promosso dalla Fondazione Migrantes. “Ciò che spinge i giovani a lasciare l’Italia è la ricerca di una occupazione ma ciò che trovano, una volta giunti dall’altra parte del mondo, è molto di più – si legge nella pubblicazione –. I ragazzi alla fine dell’esperienza australiana, e soprattutto dopo le farm, si ritrovano più adulti, più liberi dalle paure, dai blocchi psicologici, dalle convenzioni sociali soffocanti di una società italiana che vede con sospetto la diversità di pensiero, più consapevoli delle proprie possibilità e meno spaventati dai propri limiti”.

Nel testo alle “molteplici esperienze positive” si affiancano anche “storie di sfruttamento”: salari sottopagati, condizioni di lavoro non sicure, eccessivo lavoro straordinario, situazioni di abuso psicologico e talvolta inganni. “Questo capita nei lavori agricoli di piccoli paesi di campagna come nel settore della ristorazione delle grandi metropoli australiane – si legge nel testo della Fondazione Migrantes –. I ragazzi, nelle loro testimonianze, non negano l’esistenza di vicende negative e, in parte, ne sono addirittura testimoni”.

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