Pubblichiamo una nota arrivata dalle Clarisse di San Saverino a firma di Madre Rosella Chiara e di tutte le sorelle del monastero che desiderano ricordare Anna Maria Mizioli, consorella deceduta lo scorso 3 luglio.
Nella festa dell’apostolo Tommaso, il 3 luglio 2019 alle ore 11,40 il Signore ha chiamato a sé la nostra sorella Anna Maria Mizioli che, pur malata da tempo, ci ha lasciate all’improvviso, quasi in punta di piedi, con il riserbo in cui è sempre vissuta. Mentre la affidiamo alle mani del Padre delle misericordie, a cui sr. Anna ha dedicato tutti i suoi giorni e tutte le sue energie, i nostri cuori si riempiono di gratitudine per questa sorella e per la sua vita intessuta di umiltà, di piccolezza e di lode.
La nostra sr. Anna è nata e vissuta nell’umiltà: veniva da Pitino, una piccola frazione di San Severino, da una famiglia semplice e numerosa, da cui ha ereditato lo spirito contadino, fatto di concretezza e laboriosità. Dopo un’infanzia segnata dalla malattia e una giovinezza spesa nel lavoro dei campi, ha scelto di seguire Cristo povero e umile sulle orme di Chiara d’Assisi. La sua scelta di consacrazione non è stata l’unica in famiglia: sua sorella, sr. Severina, entrò nell’Istituto Bambin Gesù, che si trova a pochi passi da noi. La vita in monastero, nell’appartenenza alle Sorelle Povere di Santa Chiara, è stata il terreno fecondo in cui il cuore umile di sr. Anna ha messo radici e ha prodotto frutti di bontà e santità, nell’umile e tenace lavoro quotidiano, nel servizio generoso.
Basti pensare all’ufficio di ortolana che ha svolto per tantissimi anni con passione, con gioia, con una costanza che sapeva sbalordirci e che ci ha insegnato un’umiltà, la sua, mai stucchevole o sdolcinata, anzi, quasi aspra, tanto era forgiata dal lavoro delle braccia e dal sudore della fronte. Un’umiltà vera, perché plasmata dal sole cocente dell’estate, dal vento gelido dell’inverno, da una fatica lieve e lieta che obbedisce al creato e al Creatore. Un’umiltà bella di chi ha imparato a chinarsi per servire il Signore e i fratelli. Un’umiltà che, a volte, in lei assumeva tratti quasi burberi, tanto era schiva e amava brontolare, così tanto che ci faceva divertire e commuovere quando riuscivamo a strapparle quel sorriso che la illuminava e che faceva brillare i suoi occhi, sempre vispi e vivaci.
La nostra sr. Anna è vissuta nella piccolezza, una piccolezza abitata da Dio, segnata dalla sua forte presenza. Era piccola, sr. Anna, in tutto, a cominciare dalla sua statura, tanto minuta, da essere quasi buffa e da far sorridere tanti… come dimenticarsi gli infermieri che la chiamavano “la suora tascabile”? O come non ricordare quando apriva il portone dell’orto per portare fuori i bidoni della spazzatura che erano più alti di lei e la coprivano completamente? Era piccola, sr. Anna, ma voleva sempre crescere, tanto che ha imparato a leggere e scrivere in monastero, grazie all’aiuto del carissimo p. Pietro Luzi che le faceva da maestro e con pazienza la correggeva e la incoraggiava. Sr. Anna desiderava imparare a leggere soprattutto per poter partecipare pienamente alla liturgia delle ore e, fino a che ne ha avuto le forze, potevamo vederla inforcare i suoi grandi occhiali e dedicare le sue energie alla lettura del Breviario. Era piccola, ma aveva una grande forza, che sapeva sempre stupirci: fino a pochi anni fa, non ha abbandonato il suo lavoro all’orto, nonostante l’età avanzata e i numerosi dolori che l’affliggevano.
Come i piccoli del vangelo, sr. Anna sapeva mostrarci che il Signore non guarda all’apparenza, ma guarda il cuore e ce lo insegnava con il suo spendersi incessante per la fraternità, nelle cose più semplici… basti pensare alla sua specialità, la polenta, che ci preparava volentieri e con amore. Era una festa quando tornava dall’orto prima del solito e, salendo sul suo sgabello, si metteva a mescolare con la sua proverbiale energia. Sr. Anna, umile e piccola, è vissuta nella lode: il suo cuore ha sempre saputo aprirsi alla contemplazione, allo stupore e alla lode gioiosa per le meraviglie del Signore. Il suo servizio all’orto le ha donato la grazia di vivere immersa nella bellezza del creato: non smetteva di stupirsi di fronte alle creature del Signore, davanti al sole, alla luna, a frate vento, innanzi al miracolo di madre terra che ci sostenta e produce frutti, fiori ed erba.
Amava accudire gli animali, stare all’aria aperta e gustarne il silenzio e la quiete, tanto che spesso il nostro chiasso a ricreazione o in refettorio la infastidiva, ma non troppo, visto che si fermava volentieri a fare due chiacchiere con tutte, specialmente con le più giovani… la ricordiamo ancora quando in refettorio si appoggiava al loro tavolo a scambiare qualche battuta! E anche quando, nel 2014, è arrivata Sorella Infermitate, non ha smesso di lodare il Signore e di regalarci il suo sorriso e il suo sguardo luminoso e vispo.
La ricordiamo così, con gli attrezzi in mano, stanca, ma contenta, pronta e sorridente, come solo i piccoli e gli umili servi del Signore sanno essere e la affidiamo alla vostra preghiera perché possa lodarlo e benedirlo in eterno!