foto SIR/Marco Calvarese

di M. Michela Nicholais

“Non ne sapevo nulla, stavo celebrando la messa qui a Lourdes…”. Così l’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi, colto di sorpresa come gli altri candidati al cardinalato, ha commentato la scelta di Papa Francesco, annunciata ieri – giorno in cui la Chiesa celebrava la Giornata mondiale del creato – al termine di un rocambolesco Angelus cominciato in ritardo a causa del blocco di un ascensore. È l’unico italiano tra gli elettori che il 5 ottobre prossimo riceverà la porpora: gli altri vengono da Europa, America Latina, Asia e Africa. Unica parte del mondo assente nella geografia delineata dal sesto Concistoro convocato da Bergoglio – in programma il 5 ottobre, alla viglia del Sinodo sull’Amazzonia – è quella nordamericana. “Mi è subito venuto in mente il Vangelo di oggi”, ha proseguito Zuppi, che si è formato nella Comunità di Sant’Egidio: “Chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. Sono grato a Papa Francesco per aver pensato a me e lo considero come un invito a pregare e lavorare ancora di più per l’unità della Chiesa. Il cardinale è rosso perché deve testimoniare fino al sangue. Speriamo di essere buoni testimoni del Vangelo: quello di oggi è chiarissimo”.

Missionarietà, dialogo interreligioso e responsabilità verso il creato. Sono tre parole chiave che accomunano le tredici nuove porpore, tra cui spiccano, e sono la maggioranza assoluta, otto religiosi. Dal prossimo 5 ottobre, il 52% dei cardinali elettori saranno uomini scelti da Papa Francesco nei suoi sei Concistori, dal 2014. Il Collegio cardinalizio sarà quindi formato in totale da 228 cardinali, di cui 128 elettori e 100 non elettori. Tra le future porpore, 10 saranno assegnate a cardinali elettori e tre a non elettori, cioè ultraottantenni. Tra i 128 cardinali elettori vi saranno: 55 europei (di cui 22 italiani); 23 latinoamericani; 13 nordamericani; 17 africani, 16 asiatici e 4 provenienti dall’Oecania. “Esprimere la vocazione missionaria della Chiesa che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra”, il mandato affidato dal Santo Padre ai nuovi porporati.

Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso dallo scorso 25 maggio, è nato a Siviglia il 17 giugno 1952. Comboniano e missionario in Egitto e Sudan fino al 2002, dal 1989 è stato professore di islamologia prima a Khartoum, poi al Cairo e, quindi al Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica, dove ha ricoperto fino al 2012 l’ufficio di preside. José Tolentino Calaça de Mendonça, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa dal giugno 2018, è portoghese, di Madeira, dove è nato il 15 dicembre 1965. E’ stato rettore del Pontificio Collegio Portoghese a Roma. Docente Invitato presso le Università Cattoliche di Pernambuco e Rio de Janeiro e presso la Facoltà di Filosofia e Teologia di Belo Horizonte, è consultore del Pontificio Consiglio della Cultura dal 2011. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Jakarta e presidente della Conferenza episcopale dell’Indonesia, è nato il 9 luglio 1950 a Sedayn ed è stato ordinato sacerdote il 26 gennaio 1976. Dal 2 gennaio 2006 è anche Ordinario Militare in Indonesia. Juan de la Caridad García Rodríguez, arcivescovo di San Cristóbal de la Habana, è nato a Camagüey l’11 luglio 1948. Ordinato sacerdote il 25 gennaio 1972, è stato nominato arcivescovo Metropolita di San Cristóbal de La Habana da Papa Francesco il 26 aprile 2016. Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, è nato il 24 gennaio 1960 a Boto. Ordinato sacerdote il 14 agosto 1988, è vescovo di Bokungu-Ikela dal 6 marzo 2005. Dal giugno 2016 è Vice-Presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo.

Jean-Claude Höllerich, arcivescovo di Lussemburgo, è nato il 9 agosto 1958 a Differdange. Nel 1981 è entrato nella Compagnia di Gesù. E’ stato tra l’altro delegato della Conferenza episcopale giapponese per la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia nel 2005. Il 12 luglio 2011 Papa Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo di Lussemburgo. Alvaro L. Ramazzini Imeri, vescovo di Huehuetenamgo, nato a Ciudad de Guatemala il 16 luglio 1947, è stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1971 e ha ricevuto la consacrazione episcopale a Roma da san Giovanni Paolo II il 6 gennaio 1989. E’ stato presidente della Conferenza episcopale del Guatemala dal 2006 al 2008. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna dal 2015, è nato a Roma l’11 ottobre 1955. Ordinato presbitero per la diocesi di Palestrina il 9 maggio 1981 ed incardinato a Roma il 15 novembre 1988, dal 2000 al 2012 è assistente ecclesiastico generale della Comunità di Sant’Egidio; dal 2010 al 2012 parroco della parrocchia dei SS. Simone e Giuda Taddeo a Torre Angela e dal 2011 al 2012 prefetto della XVII prefettura di Roma. Nominato vescovo titolare di Villanova e Ausiliare di Roma il 31 gennaio 2012, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 14 aprile dello stesso anno. Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat da dicembre 2017, è nato il 19 maggio 1952 a Vélez-Rubio Diocesi di Almeria Spagna. È entrato nella Famiglia Salesiana nel 1964 ed è stato ordinato sacerdote il 19 maggio 1979. Michael Czerny, sotto segretario della Sezione Migranti – Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, è nato nell’allora Cecoslovacchia nel 1946 ed ha fatto il suo ingresso nella Compagnia di Gesù nel 1963. Nel 1973 è stato ordinato sacerdote per la Provincia Canadese dei Gesuiti. Nel 2009, Papa Benedetto XVI lo ha nominato adiutor (esperto) al Sinodo dei vescovi per l’Africa. Completano l’elenco tre vescovi emeriti: Michael Louis Fitzgerald, Sigitas Tamkevičius ed Eugenio Dal Corso.

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