di Massimo Giraldi e Sergio Perugini
Cinema da Festival. Nelle uscite in sala da giovedì 7 novembre ci sono tanti film passati tra Cannes e Roma. Ecco il punto su quattro titoli in evidenza nella rubrica del Sir e della Commissione nazionale valutazione film della Cei: in apertura “Motherless Brooklyn” di e con Edward Norton, thriller con pennellate mélo; dalla Francia l’originale commedia nostalgico-sentimentale “La belle époque” di Nicolas Bedos; ancora, il film di denuncia “Le Ragazze di Wall Street” della regista italo-americana Lorene Scafaria con Jennifer Lopez da premio; infine, in sala anche la Palma d’oro del 72° Festival di Cannes “Parasite” del sudcoreano Bong Joon-ho.

“Motherless Brooklyn”
Classe 1969, originario di Boston, Edward Norton è ormai un veterano di Hollywood, con all’attivo un nutrito numero di film. Sempre in cerca di interpretazioni originali e brillanti, Norton è noto soprattutto per “Schegge di paura” (1996), “American History X” (1998), “Tentazioni d’amore” (2000, anche regista), “La 25a ora” (2002) e “Moonrise Kingdom” (2012). Nell’ottobre 2019 ha presentato alla 14a Festa del Cinema di Roma, come film d’apertura, la sua seconda regia “Motherless Brooklyn”, ispirato al romanzo Jonathan Lethem (e adattato dallo stesso Norton sullo schermo), che propone la vicenda dell’investigatore privato Lionel Essrog nella New York degli anni ’50. Lionel soffre della sindrome di Tourette e si muove nell’ombra del collega-mentore Frank Minna (Bruce Willis); quando Minna viene ucciso, Lionel si getta a capofitto nella ricerca della verità. Girato con grande cura formale, con atmosfere patinate e fumose (bellissima la fotografia di Dick Pope) che ricordano l’immaginario di Coppola e Scorsese, “Motherless Brooklyn” è un thriller con inserti sentimentali giocato tra legalità e malavita organizzata a New York. Opera senza dubbio valida, ambiziosa e serrata negli avvenimenti; purtroppo l’impianto narrativo non sempre è scorrevole e bilanciato, apparendo a tratti sovraccarico. Edward Norton come attore è perfettamente a fuoco, duttile e incisivo, mentre sul fronte della regia non tutto torna in maniera convincente. Dal punto di vista pastorale il film è complesso, problematico e per dibattiti.

“La belle époque”
È una delle felici sorprese dell’ultima Festa di Roma: parliamo di “La belle époque”, commedia francese firmata da Nicolas Bedos, attore con un lungo curriculum alle spalle, e interpretata da Daniel Auteuil, Fanny Ardant e Guillaume Canet. Il film racconta la storia di Victor (Auteuil), sessantenne in uno stallo esistenziale cui viene offerta la possibilità di rivivere per un intero giorno un momento caro del suo passato; un produttore infatti gli offre di ricostruire il set della sua vita ambientata nel maggio del 1974. Nell’insieme il film si presenta come un racconto elegante e raffinato, in cui la cifra dominante è l’ironia intelligente unita al sottile gioco verità-finzione. Nel binario della storia trova posto anche l’amore, un incontro mai dimenticato che ancora scalda il cuore del protagonista. Gli attori ovviamente sono il punto forte del racconto, tutti in grande forma e tarati su un copione curioso e ben governato. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, brillante e per dibattiti.

“Le Ragazze di Wall Street”
Sempre dalla Festa di Roma arriva nelle sale “Le Ragazze di Wall Street” (“Hustlers”) della regista italo-americana Lorene Scafaria, che racconta lo scandalo nei palazzi della finanza, traendo spunto da un fatto di cronaca raccontato da un articolo del “New York Magazine”. È la vicenda di un gruppo di spogliarelliste dei piani alti di New York capitanato dall’ambiziosa Ramona (Jennifer Lopez in una interpretazione potente e vigorosa, per la quale si parla anche di candidatura possibile ai prossimi Oscar); con la crisi del 2008, quando i manager della finanza hanno iniziato a latitare dai club di strip-tease, il team di donne ha messo in piedi una truffa ai danni di facoltosi clienti. Con una patina pop-glamour, il film si rivela in verità un duro e spietato atto d’accusa nei confronti dell’amoralità dilagante; un mondo senza regole, a eccezione del denaro. Il corpo delle donne, poi, viene mostrato come “merce di scambio” per arrivare a ciò che si desidera. “Le Ragazze di Wall Street” si serve dunque di un’atmosfera furba, esplicita, per attivare un cortocircuito tra seduzione e choc: si racconta una realtà amara e grigia, senza rispetto per la donna e in generale per i valori umani. Nonostante emergano qua e là ingenuità e soluzioni sbrigative, segno di una maturità artistica non del tutto risolta, il taglio del racconto è senza dubbio interessante, da approfondire per dibattiti per un pubblico adulto (il film è infatti esplicito nelle scene e nel linguaggio). Dal punto dal punto di vista pastorale il film è da valutare come complesso e problematico.

“Parasite”
Ha trionfato a sorpresa al Festival di Cannes 2019 “Parasite” del regista Bong Joon-ho, un’opera incentrata sulla lotta di classe nella Corea del Sud di oggi, sullo spietato divario tra ricchi e poveri. Abituati a una trattazione dell’argomento in molto cinema europeo, a cominciare da Godard, Loach o i fratelli Dardenne, si rimane colpiti e spiazzati dinanzi al film sudcoreano “Parasite”. C’è un cambio di prospettiva, si vira verso una dimensione storica, etica e morale che non guarda in faccia a nessuno; prendono il sopravvento esiti cattivi, malvagi e segnati da una violenza incontenibile. Tale violenza è il segnale di uno smarrimento ideologico e valoriale profondo. A equilibrare la narrazione il regista Bong Joon-ho ha messo in campo uno stile di grande maestria visionaria con momenti onirici tra realtà e finzione; forse per questo il film ha ricevuto la Palma d’oro a Cannes, per questo sguardo profondo e crudele. Dal punto di vista pastorale, “Parasite” è da valutare come complesso, problematico e da affidare a dibattiti per un pubblico adulto.

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