“Quando fummo bombardati avevo 14 anni ed ero uno studente di terza media”. A raccontare la sua esperienza al Papa è stato un sopravvissuto, Yoshiko Kajimoto. “All’epoca mi trovavo a 2,3 chilometri al nord dell’epicentro, e lavoravo nella produzione di parti per le eliche degli aeroplani”, ha esordito Yoshiko: “Nel momento in cui una luce blu ha attraversato la finestra, ho subito pensato a una bomba. Poi la fabbrica è rumorosamente crollata ed io sono svenuto. Sono rinvenuto tra le grida dei miei compagni, ma era buio e non riuscivo a muovermi perché ero sepolto sotto le macerie. Mi sono reso allora conto che un’amica era sepolta sotto di me, quindi l’ho chiamata per vedere se era viva. Ho provato a scappare, ma avevo il piede bloccato da un legno. Quando finalmente sono riuscito a liberarmi, il mio stinco era ferito e sanguinavo abbondantemente. Quando sono uscito, ho visto che tutti gli edifici circostanti erano stati distrutti. Era buio come se fosse già sera e puzzava come di pesce marcio. Presto nel quartiere scoppiò un incendio e i compagni che non potevano camminare furono evacuati su delle barelle. Io stesso ho aiutato portandone una. Lungo la strada, c’erano persone che camminavano fianco a fianco come fantasmi; persone il cui corpo era così bruciato che non riuscivo a differenziarli tra uomini e donne, i capelli dritti, i volti gonfi, le labbra pendenti, con entrambe le mani tese e con la pelle bruciata che penzolava”. “Nessuno in questo mondo può immaginare una simile scena infernale”, ha commentato Kajimoto: “Nei giorni seguenti i cadaveri iniziarono a marcire e un fumo bianco avvolgeva tutto: Hiroshima era diventata un forno crematorio. Per molto tempo non sono riuscito a rimuovere il cattivo odore dal mio corpo e dai miei vestiti. Tre giorni dopo, sulla strada di casa, ho incontrato per caso mio padre. Mi aveva cercato per tre giorni, e supponeva che fossi morto. Ero realmente felice. Tuttavia, mio padre era stato esposto alle radiazioni e dopo un anno e mezzo cominciò a vomitare sangue e morì. Quando arrivai a casa avevo la febbre alta e mi sanguinavano molto le gengive. Mia madre è morta a causa degli effetti della bomba atomica dopo averne sofferto per venti anni. Due terzi del mio stomaco mi sono stati rimossi a causa del cancro nel 1999. La maggior parte dei miei amici sono morti a causa del cancro. Inoltre, a causa delle radiazioni, 74 anni dopo soffro di leucemia e cancro. Lavoro duro per testimoniare che non dobbiamo mai più usare tali terribili bombe atomiche né permettere che nessuno al mondo debba sopportare tale sofferenza”.

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