Nonostante l’invito di Papa Francesco a festeggiare il Natale costruendo il presepe, chi facesse un giro di vetrine nei centri cittadini di oggi troverebbe una fortissima preponderanza dell’immagine di Babbo Natale. Ho sentito tessere l’elogio di Babbo Natale da una signora “profondamente laica”, tutta felice di avere un simbolo del Natale “laico e libero” da proporre anche ai bambini islamici, tra l’altro di un bel colore rosso, che non guasta per chi soffre di “intolleranza al clero ed affini”.

Il mio “Don Camillo”, cioè quella parte del mio intimo che non perderebbe mai occasione per una bella zuffa con questo particolare tipo di persone, mi ripeteva nella testa: «Dille le verità… vedrai che figura le facciamo fare!». Ma per fortuna ho dato ascolto all’angelo custode, mi sono morso la lingua ed ho lasciato la “signora” gioire della sua ignoranza.
Ora però, visto che “istruire gli ignoranti” è un’opera di misericordia, vorrei evitare ad altri simili figure.

Babbo Natale infatti, o come lo chiamano nei paesi del Nord Santa Claus, è tutt’altro che un simbolo “laico”, infatti è un Vescovo, per giunta Santo, e per somma ironia Patrono di Bari, di un sacco di città in Europa e nel mondo e soprattutto per la Chiesa Ortodossa, che lo venera anche più di noi, Patrono dalla Santa Russia.

Tutto comincia da un personaggio storico: san Nicola, vescovo di Myra (Demre in Turchia) dove morì il 6 dicembre del 343. Fu particolarmente amato per la sua carità: fin da laico impegnava i suoi beni per sfamare i bambini poveri e soprattutto gli orfani, così da impedire che venissero sfruttati in lavori massacranti. In seguito divenne presbitero e fu scelto dal popolo come vescovo, confermando ed ampliando il suo impegno per l’assistenza ai bisognosi. Oggi il suo corpo si venera nell’antichissima Basilica di S.Nicola a Bari dove fu trasportato nel 1087.

Presto si sarebbe sviluppato l’uso di travestirsi da San Nicola per fare dei doni ai bambini poveri in occasione della sua festa il 6 dicembre. In Olanda, dove l’usanza antica è meglio conservata, un personaggio vestito da vescovo con mitria e pastorale, porta doni ai bambini proprio il 6 dicembre ed era chiamato Sint Nicolaas poi Sinterklaas, tradotto in ambito anglofono Santa Claus, in famoso Babbo Natale.
Fino all’Ottocento il suo abito era verde, ma questo era anche l’antico colore dell’abito dei vescovi, poi divenne rosso, come quello di vescovi e cardinali.

Se guardiamo oggi alla rappresentazione standard di Babbo Natale si riconosce nel suo cappello triangolare, il ricordo di una mitria vescovile, così nella pelliccia bianca che esce ai polsi ed alla vita, il ricordo della trina bianca che esce dai polsi e dal bordo inferiore della mantella nella talare rossa dei vescovi di oggi.
Mi sembra più che chiaro: il buon Babbo Natale, con buona pace di certe “signore”, è tutt’altro che laico e magari anticlericale…

D’altra parte questo capita spesso. Quando il cristianesimo ha diffuso dei valori, come l’uguaglianza in dignità tra tutti gli uomini, in un mondo come quello antico romano che invece lodava la schiavitù, con il passare del tempo si è dimenticata l’origine di questi valori, fino ad arrivare all’assurdo di innalzarli come valori laicamente umani, magari in nome dei quali era necessario cancellare il cristianesimo.

Sono le stranezze della storia umana, che capitano soprattutto nei popoli con la memoria corta.

Cosa vorrei regalare alla nostra Italia, imitando il mio confratello vescovo “Babbo Natale”? Non so se la producono più, ma quando ero piccolo c’era una medicina che si chiamava “Memoserin fosforo”.
Buon Natale.

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