Prosegue l’impegno di Confartigianato nel supporto alle imprese sia per le esigenze più immediate in termini di gestione aziendale, sicurezza sul luogo di lavoro, risorse umane, fiscali, tributarie, ambientali, internazionalizzazione e manifestazioni fieristiche, sia nei tavoli istituzionali nazionali. Il messaggio dell’Associazione è molto chiaro: «Ripartire subito tutti insieme, con cautela per la salvaguardia della salute, ma con la massima attenzione per arginare le ripercussioni sull’economia. Il nostro territorio, così come tutto il nostro Paese – si legge in una nota -, non può permettersi procedure troppo invasive e non strettamente necessarie che innescherebbero inevitabilmente una psicosi generale a discapito delle imprese e porterebbe alla paralisi totale dell’intera economia».

Per rilevare le possibili criticità dei singoli comparti, Confartigianato ha realizzato un’indagine conoscitiva e contattato i propri associati per recepire gli effetti immediati avuti dalle imprese e le ripercussioni sulle attività economiche anche nel breve periodo. In poco più di una settimana sono state raccolte centinaia di risposte provenienti dalle aziende associate delle province di Macerata, Ascoli e Fermo. Ciò che emerge dal confronto diretto con le imprese del territorio è un generale stato di rallentamento delle attività, in primis per quanto riguarda gli approvvigionamenti sia per i clienti in filiera sia per i consumatori finali.

Le aziende che hanno rapporti con l’estero hanno disagi già da qualche settimana, disagi che sono appunto aumentati negli ultimi giorni, in special modo per quelle imprese che hanno collaborazioni con attività della zona lombarda. Un calo fisiologico che rispecchia dunque le tempistiche di diffusione dei contagi da Coronavirus. In generale, sicuramente tra i settori che sono attualmente più in difficoltà, troviamo, oltre all’autotrasporto che rileva numerosi ritardi di consegna per le merci in transito nei comuni lombardi della “zona rossa” che si traducono ovviamente in mancati incassi, quello del pubblico esercizio, come bar, pub, pizzerie, ristoranti. Il calo di presenze e le continue cancellazioni di prenotazioni nei locali stanno sicuramente incidendo molto sulle singole attività ricettive che prospettano sensibili cali di fatturato. La paura e purtroppo la disinformazione hanno innescato dei comportamenti dettai dal panico incidendo sul consueto stile di vita e portando quindi ad abitudini diverse come fare provviste, consumare in casa quello che prima si mangiava al bar o uscire solo se necessario.

Preoccupante il calo del fatturato registrato nel collegato settore dell’Alimentazione,
per via della riduzione degli ordinativi che comporteranno il ricorso per talune realtà più strutturate agli ammortizzatori sociali. Per non parlare delle agenzie di viaggio che devono gestire continue disdette e far fronte alle mancate prenotazioni per la prossima stagione estiva ormai alle porte. Nel settore Turismo, oltre alle agenzie di viaggio, prospettano un 2020 in forte crisi anche le strutture recettive, come agriturismi e ristoranti: se da una parte si evidenziano i toni allarmistici e il ruolo dei media, giudicato troppo sensazionalistico da indurre paura e scoraggiare viaggi e soggiorni, dall’altro si prevede un’estate difficile con ripercussioni negative in termini di occupazione.

Il settore del Terziario & Servizi segnala cali di ordinativi più contenuti, ma con dirette
conseguenze sui dipendenti. Situazione contrastata negli Impianti, categoria che se da una parte vede il blocco di alcuni cantieri nel Nord Italia con riduzione degli ordinativi, dall’altro lato alcune imprese del settore – grazie al blocco della produzione cinese – ricevono ordinativi superiori alla media per la fornitura di componenti tecnologici. Tuttavia nel breve periodo potrebbero verificarsi difficoltà negli approvvigionamenti di materia prima in quanto i fornitori sono localizzati nella maggior parte nelle zone focolaio del contagio.

L’Autoriparazione non sembra avere subito ripercussioni, allo stato attuale delle segnalazioni pervenute. Estetiste, parrucchiere e lavanderie riferiscono situazioni diverse: alcuni imprenditori non hanno notato particolari cambiamenti, altri invece stanno incontrando difficoltà nel reperire prodotti di una certa specificità e un rallentamento dell’affluenza dei clienti. Alcuni centri estetici notano invece un ritorno di clientela che vuole affidarsi ad attività in cui è garantita pulizia, disinfezione e sterilizzazione di strumenti e attrezzature. C’è quindi una ritrovata consapevolezza che si tramuta in una richiesta maggiore di prodotti di qualità e un allontanarsi da soggetti che operano abusivamente.

Gli operatori del Benessere evidenziano un calo medio del fatturato nell’arco temporale dei
prossimi tre mesi, pari al 50% del totale; mentre per il medio periodo, regna una diffusa incertezza improntata maggiormente a un calo progressivamente meno marcato del fatturato, seppur con riflessi direttamente negativi sui dipendenti. Le aziende del settore moda (calzature e abbigliamento) che operano nelle regioni del nord vedono appuntamenti annullati con i propri agenti, ordinativi sfumati e difficoltà nel raggiungere nuova potenziale clientela. Sono molte le aziende che rilevano una grande preoccupazione per le vendite al dettaglio perché ad esempio, come nel caso di Milano, i negozi sono chiusi o rispettano un’apertura non ordinaria, rallentando così tutto il sistema. Se proseguono le lavorazioni dei vecchi ordini in corso, c’è grande incertezza su come impiegare, e quindi retribuire, i propri dipendenti nell’immediato futuro vista la mancanza di nuovi ordinativi. Molte imprese evidenziano grande preoccupazione per gli eventuali danni economici per mancati incassi, dovuti appunto dalla riduzione degli ordini, dalle difficoltà nelle consegne e dall’impedimento degli agenti ad organizzare appuntamenti di presentazione delle nuove collezioni.

Queste attività produttive risentono inoltre del blocco di produzione in Cina, che ha portato ad avere difficoltà nell’approvvigionamento di materiale di lavorazione come pellame, accessori, componenti elettronici, ecc. Se il blocco della produzione dovesse protrarsi, a cascata si avrebbero ripercussioni sulle produzioni locali di calzature e pelletteria e su diverse attività manifatturiere (elettronica ed elettrotecnica, accessoristica, falegnameria e serramentistica, ecc.). La limitazione della circolazione di clienti e rappresentanti, così come tutte le attività legate ai processi di export e internazionalizzazione, nonché la limitazione alla partecipazione a fiere sono gli aspetti più sensibili nel settore. Molte aziende dichiarano che, se la situazione non dovesse migliorare, sarebbero costrette a ricorrere ad ammortizzatori sociali per far fronte alla gestione del personale dipendente.

«Il propagarsi del virus anche in Italia e purtroppo la grande confusione generata, – ha commentato il Segretario Generale, Giorgio Menichelli – ha aumentato il senso di disorientamento alimentando panico e isteria anche nella nostra Regione. Il non sapere cosa aspettarsi genera ancora più incertezza nella pianificazione e il fatto che anche piccole realtà abbiano registrato un calo di attività, sopraggiunto in pochi giorni, inquadra uno scenario economico e sociale difficile. Il fattore determinante sarà quindi il riuscire a contenere l’emergenza in tempi molto brevi. Attraverso la Confederazione nazionale in questi giorni stiamo affrontando con il Ministro dello mSviluppo economico e il Ministro del lavoro, i temi principali relativi a esigenze e ripercussioni sul sistema produttivo, mettendo sul tavolo alcune richieste per noi fondamentali: dalla definizione di un adeguato livello di priorità all’emergenza sanitaria per evitare la diffusione non controllabile e non gestibile dell’infezione e al contrasto degli effetti negativi per l’immagine del Paese e del nostro made in Italy. Confartigianato ha chiesto inoltre un’adeguata valutazione dei danni diretti e indiretti prodotti dall’emergenza, la proroga delle scadenze di ogni tipo, incluse quelle dei bandi pubblici e la garanzia di un’adeguata sorveglianza sui prezzi per evitare manovre speculative».

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