di Daniele Rocchi

Di fronte alla sofferenza e alla morte di questi giorni, “ci rendiamo conto che dovremo tornare all’annuncio pasquale della Risurrezione di Cristo e nostra, che troppo spesso noi cristiani abbiamo taciuto. Perché solo sulla certezza invincibile in un Amore che ha vinto la morte potremo fondare la nostra speranza o, come risuona oggi in alcune parti del mondo, dire che andrà tutto bene… La nostra debolezza non può più essere camuffata dietro strategie politiche ed economiche orgogliose e presuntuose, ma andrà accolta e vissuta dentro una fiducia più grande nel Padre e nei fratelli”. È una chiamata all’annuncio quella lanciata questa mattina dall’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, durante la Veglia pasquale celebrata al Santo Sepolcro di Gerusalemme. “Avremo tutti bisogno, nei giorni e nei mesi che verranno, di una rinnovata capacità di contemplazione, avremo tutti necessità di una nuova visione – ha detto l’arcivescovo –. Non basterà, e forse non servirà il solo coraggio per far fronte alle immancabili difficoltà e alla annunciata crisi umana, sociale ed economica che questa tragedia provocherà. Il coraggio vive di visione e di prospettiva, altrimenti è solo prestazione muscolare che si stanca presto”, ha rimarcato mons. Pizzaballa. Da qui la preghiera: “Chiediamo di saper vedere, attraverso il dolore e la morte, le cose nuove che Dio crea e ricrea. Dovremo andare oltre le lacrime e il lamento per ciò che crediamo perduto e aprirci coraggiosamente a rinnovate relazioni nelle quali l’ascolto e lo stupore per l’altro e la sua vita, soprattutto se debole e fragile, vengano prima del mio interesse, dei miei pregiudizi e del mio vantaggio. Dovremo saper riconoscere Gesù Risorto e adorarlo: dovremo cioè tornare a vedere Dio e, in Lui, la nostra origine e il nostro destino, riconoscendoci figli e fratelli, membri di una umanità più umile, più fraterna, più solidale. Avremo bisogno di un nuovo sguardo sulla comunità, civile ed ecclesiale, fatto di accoglienza reciproca, di corresponsabilità partecipe, di affetto concreto e rinnovato. Una nuova umanità sarà possibile se una nuova comunità ne sarà grembo e scuola”. Per mons. Pizzaballa, “nessuna virtualità, nessun social, per quanto utile a supplire in tempi straordinari, potrà sostituire la concretezza e lo spessore del volto del fratello. ‘Nessuno si salva da solo’ non è solo il ritornello di questi giorni ma è la verità dell’esistere. E se in certi momenti è giusto e doveroso ‘restare a casa’, lo è solo per poterne uscire più consapevoli del dono da offrire e ricevere”. E con Pietro e Giovanni dovremo saper dire, sempre di nuovo, a chi sarà sfiduciato e diffidente (e saranno tanti…): ‘Abbiamo visto il Signore!’”. Ma “senza la fede pasquale – ha concluso – ogni consolazione, ogni impegno per la giustizia e la pace sarà una ricetta di corto respiro per il cuore dell’uomo che anela a risorgere”.

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