«Non sarebbe bastata una chiesa per salutare il nostro fratello don Giuseppe. Adesso che è vicino a nostro Signore e non starà fermo neanche lì, chiediamo la sua protezione. Faremo una cerimonia per tutti i nostri fratelli che non abbiamo potuto accompagnare in chiesa appena tutto sarà finito»: queste le parole di commiato del vescovo Nazzareno Marconi a don Peppe Branchesi, la cui salma è stata benedetta all’ingresso del cimitero di Treia, dove, per suo espresso desiderio è stato tumulato nella cappella dei sacerdoti defunti.

Don Peppe era venuto a mancare nella mattinata di domenica 19 aprile, primo sacerdote maceratese vittima del Covid–19. Un comunicato diffuso dalla diocesi lo ha ricordato così: «don Peppe, come amava essere chiamato, ha diffuso lo stile sereno di una fede che è allegria e lode a Dio per il dono della vita. Sempre positivo e coraggioso don Branchesi ha affrontato anche la prova del coronavirus con la forza della fede e il sostegno della famiglia, di tanti amici e di tutta la comunità diocesana che in questi giorni non ha mai mancato di ricordarlo al Signore nella preghiera, insieme con tante vittime di questa epidemia».

Notissimo in diocesi e anche oltre i confini maceratesi, la notizia si è subito diffusa e sono cominciati ad affluire ricordi e testimonianze. Ne proponiamo tre di persone che gli sono state particolarmente vicine.

Il vescovo Marconi gli ha subito dedicato un pensiero trasmesso attraverso Emmetv nella serata di domenica: «Preghiamo per don Peppe ma soprattutto con lui. Coloro che muoiono nella fede sono con il Signore e sono vivi in Cristo. Siamo certi che questa è la fede del nostro don Peppe nella quale è vissuto e si è addormentato nella pace. Vogliamo accompagnarlo in questo ingresso in Cielo che speriamo per tutti i nostri cari e vogliamo chiedere al Signore che il Suo esempio continui a guidarci».

Per padre Luciano Genga, guardiano dei frati minori del SS.Crocifisso di Treia, «don Giuseppe è stato un fratello e un padre, abbiamo vissuto tanti momenti insieme e la sua giovialità e generosità mi facevano sentire sempre accolto e voluto bene; tutta la comunità ha gustato la sua presenza e ora che è arrivato alla Casa del Padre, che sempre ha servito come pastore, continuerà a vegliare su tutti quelli che ha custodito qui in terra. Ci mancherà tanto soprattutto la sua singolare estrosità, ciao don Peppe da tutti noi frati del Santuario di Treia e di Forano».

Per don Gabriele Crucianelli, parroco a Porto Recanati, «la vita piena, vivace e appassionata di questo prete ha avuto due grandi amori: il Vangelo e la gente. Un’esistenza non ordinata ai suoi interessi ma a quelli di Gesù Cristo e della Chiesa. Una vocazione sacerdotale vissuta in pienezza nelle parrocchie della zona di Treia dove ha speso tutto il suo ministero, da Passo di Treia a Treia fino alla sua amata S.Maria in Selva insieme a Camporota. Ma il ministero sacerdotale “vulcanico” di don Peppe ha spaziato poi nell’istituto di Ragioneria a Macerata dove ha insegnato per tanti anni, nei campi scuola estivi per giovani, nel movimento dei Corsi di cristianità seguito con passione, nella Coldiretti di cui è stato assistente ecclesiastico provinciale, nel mondo sportivo e oratoriano, nella dimensione caritativa e di sostegno a persone fragili, fino ad arrivare alle associazioni dei polentari a livello locale e nazionale, coinvolgendo queste associazioni in iniziative di solidarietà anche attraverso esperienze di gemellaggio con l’estero. Insomma davvero un prete di Gesù, della Chiesa e del mondo. Essendo un po’ cresciuto con lui e avendo con lui collaborato, posso testimoniare che il suo unico interesse è stato quello di portare nel grande campo del mondo la vita nuova del Vangelo e donarla amorevolmente a tutte le persone incontrate nei suoi 58 anni di sacerdozio. Ora vorrei rivolgermi direttamente a lui: caro don Peppe, il tuo funerale ce lo immaginavamo tutti come una grande liturgia di popolo… questo virus invece ti ha fatto morire senza le premure della tua cara sorella e dei tuoi amati nipoti e con una semplice preghiera nel cimitero, ma comunque dentro l’abbraccio immenso del Signore e di tutta la Chiesa del cielo. Caro don Giuseppe, continua a camminare con noi e a spingere “i tuoi fratelli e sorelle” (come chiamavi tutti) ad amare come Gesù fino al giorno in cui ci ritroveremo in Lui per sempre».

Commosso il ricordo espresso anche dal presidente della provincia Antonio Pettinari: «Don Peppe era convinto assertore della dignità della persona, della famiglia, della solidarietà, come pure dell’ambiente, della cultura e dello sport, nonché dei diritti della salute, dell’istruzione, dell’uguaglianza. Un sacerdote che partecipava attivamente alla vita sociale della parrocchia e anche dell’intera comunità provinciale; i suoi interessi e le sue iniziative non avevano confini, né geografici, né tematici. Tra le tantissime azioni ci sono le missioni in America latina (Argentina e Brasile) e in Africa, il sostegno ai terremotati del sisma del ’97 con le diverse città dei polentari d’Italia, i gesti di solidarietà alle zone terremotate del 2016 quali Castalsantangelo, Muccia e altri Comuni, le collaborazione con diverse pro loco, tra cui Treia, Macerata e altre; né posso dimenticare la polenta offerta a tutti, durante la Raci negli anni in cui era organizzata dalla Provincia. Don Peppe sapeva arrivare al cuore delle persone, chi lo conosceva ne restava colpito per la simpatia, la curiosità, l’allegria e l’esuberanza. Sapeva farsi voler bene, amava la compagnia e utilizzava ogni occasione per dare insegnamenti e messaggi non solo religiosi, ma anche sociali, culturali e ambientali. Era un grande sostenitore delle nostre eccellenze paesaggistiche, storico, culturali e soprattutto agroalimentari; sempre al fianco delle campagne, della sua Coldiretti e delle altre associazioni in difesa e valorizzazione dei nostri prodotti tipici enogastronomici. Don Peppe è stato un vulcano di idee e iniziative, utilizzava ogni occasione e circostanza per stare tra la gente e in particolare tra i giovani, per svolgere al meglio la propria missione di prete. Ho avuto l’onore e il privilegio di trascorrere quarantacinque anni della mia vita con lui, è stato un dono del Signore. A noi che l’abbiamo conosciuto e amato resta il ricordo e soprattutto l’esempio. Don Peppe insieme a Giovanni (Soldini, l’ex assessore e dirigente scolastico, marito della sorella di don Peppe, Maria Pia, morto prematuramente il 1° marzo 2016), e ai tanti amici ritrovati in cielo ci proteggerà da lassù».

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