di Daniele Rocchi

Le settimane di isolamento dovute alla pandemia di coronavirus, sebbene necessarie in termini di prevenzione, hanno complicato, in Argentina, uno scenario sociale ed economico che era già gravemente ferito da anni. Esigenze di base come il cibo sono diventate, riferisce l’agenzia salesiana Ans, ancora più visibili e urgenti. “Siamo in una situazione di emergenza, tutta l’attività sociale della parrocchia, il servizio di vestiario per i bisognosi, la farmacia, il centro per l’impiego, l’assistenza psicologica, le cure mediche sono sospese a causa della quarantena. L’unica cosa che funziona è il refettorio”, spiega don Fabián Alonso, del quartiere bonaerense di Almagro. “La gente sta passando un brutto momento – prosegue –. Ogni giorno riceviamo più persone che vengono ad iscriversi. E crediamo continueranno ad aumentare per quanto riguarda le buste di cibo. Da parte nostra cerchiamo di offrire un pasto sostanzioso e caldo”. La crisi sociale è stata aggravata dall’isolamento contro la pandemia di coronavirus al punto da fissare un limite al refettorio: “Non possiamo assistere più di 250 famiglie. Qui ad Almagro abbiamo una parrocchia e c’è la mensa dei poveri di San Carlos de María Auxiliadora, ma abbiamo anche un’altra mensa nella Scuola San Antonio, nella zona di ‘Messico 4040’. Anche loro stanno distribuendo buste di alimenti e cibo in scatola. Ma indubbiamente questi servizi non bastano rispetto alla domanda”. “Da un lato, il martedì e il venerdì distribuiamo sacchi di cibo alle famiglie registrate, in questo momento ce ne sono 250 che prendono un sacchetto alla settimana con cibi freschi e alimenti non deperibile, a seconda di quello che riceviamo – precisa don Alonso –. La gente in generale è molto grata. Ma è anche molto triste, priva di speranza”. “Ogni giorno prepariamo 200 vassoi individuali per le persone in situazione di strada. La gente viene alla porta, noi consegniamo i vassoi con posate usa e getta, li mettiamo su un tavolo e la gente li porta via, ma non si può mangiare dentro” continua il salesiano che illustra l’organizzazione nel dettaglio: “La gente deve portare la documentazione e noi facciamo una tessera con i loro dati e quelli dei familiari. Stiamo creando una banca dati in modo che la stessa persona non riceva il beneficio in luoghi diversi”.

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