Oggi, 20 giugno, anche la Chiesa in Brasile celebra la Giornata mondiale del rifugiato con una serie di incontri e dibattiti sulla situazione delle persone costrette a lasciare la propria terra e il proprio Paese a causa di crisi economiche, persecuzioni, violenza e catastrofi ambientali.
Secondo i dati diffusi dalla Commissione nazionale per i rifugiati (Conare) nella quarta edizione del rapporto “I numeri dei rifugiati”, il Brasile ha riconosciuto, nel 2018, un totale di 1.086 rifugiati di diverse nazionalità. Con questo, il Paese raggiunge 11.231 persone riconosciute come rifugiate dallo Stato brasiliano. Di questo totale, i siriani rappresentano il 36% della popolazione rifugiata con registrazione in Brasile, seguita dai congolesi, con il 15% e dagli angolani, con il 9%.
Il 2018 è stato l’anno con il maggior numero di richieste di riconoscimento dello status di rifugiato. Questo perché il flusso di spostamento venezuelano è aumentato esponenzialmente. In totale, lo scorso anno, ci sono state oltre 80mila richieste, di cui 61.681 venezuelane. Al secondo posto c’è Haiti, con 7mila richieste. Seguono i cubani (2.749), i cinesi (1.450) e i bengalesi (947). Gli Stati con il maggior numero di richieste nel 2018 sono stati Roraima (50.770, l’anno prima era 16mila), Amazonas (10.500) e San Paolo (9.977).
In un messaggio, registrato in occasione della trentacinquesima Settimana dei migranti in Brasile, l’arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Conferenza nazionale dei vescovi dei Brasile (Cnbb), dom Walmor Oliveira de Azevedo, afferma che quando si guarda ogni migrante e rifugiato è necessario vedere i lui un fratello e una sorella che arrivano da un altro luogo con abitudini e costumi diversi. I rifugiati, secondo dom Walmor, integrano e formano la famiglia dell’umanità.
Il presidente della Cnbb ha attirato l’attenzione sul fatto che la libertà per la circolazione delle merci sta crescendo, mentre le persecuzioni di migranti e rifugiati si stanno moltiplicando. “Gli oggetti e le merci sono valutati più delle persone. Manca la solidarietà per coloro che sono obbligati a lasciare i loro Paesi a causa della miseria, delle guerre, delle persecuzioni religiose e di tante altre forme di violenza”, ha affermato.

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